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Marchionne: “Non chiuderemo fabbriche Fiat in Italia”

L’ad di Fiat, ha parlato con i giornalisti al Consiglio Italia-Usa, e ha ammesso le difficoltà del mercato dell’auto in Europa: “non ha ancora toccato il fondo: ripartirà tra tre o quattro anni”. Forse un nuovo partner cinese per Jeep.
A cura di Biagio Chiariello
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La Procura di Nola ha inviato a Sergio Marchionne e a Sebastiano Garofalo l’avviso di conclusione delle indagini preliminari per il mancato riconoscimento dei diritti sindacali alla Fiom e per la discriminazione degli iscritti al sindacato. La Fiat, in una nota, esprime sconcerto.

 Fiat non chiuderà stabilimenti italiani. A "ribadirlo" Fiat non chiuderà stabilimenti italiani è stato Sergio Marchionne, parlando con i giornalisti a margine del Consiglio Italia-Usa a Venezia. Nel nostro Paese, secondo l'ad di Fiat, "bisognerà autorizzare la cassa fino a quando gli investimenti non partono". Marchionne ha sottolineato come la situazione non sia semplice se si guarda alle prospettive di settore: "Globalmente lo vedo bene, in Europa non tanto". Il fatto è che il Vecchio Continente "non ha ancora toccato il fondo: ripartirà fra 3-4 anni. Il rimbalzo si vedrà prima, ma non abbiamo toccato il fondo", ha detto Marchionne. Per risollevarci, comunque, "il governo deve fare di tutto per facilitare l'export". Questo "è un impegno che chiederà anche Confindustria", ha detto il leader del Lingotto, spiegando comunque "di non averne parlato ancora con il presidente Giorgio Squinzi".

Sulle prospettive del gruppo per il futuro, Marchionne dice che per la jeep in Cina sono possibili altri partner. "Ci vuole una presenza, un all'alleanza con un produttore cinese, questo è richiesto dall'autorità. Quindi, dobbiamo trovare una soluzione anche lì. Abbiamo un buon partner, lo stabilimento è partito e va bene". L’ad ha commentato anche l’eventuale impegno di Exor a sostenere un aumento di capitale Fiat dopo la fusione con Chrysler: "Lo giudico molto positivamente, ha dato la sua disponibilità. Dopo la transazione di Sgs con due miliardi è già in condizioni diverse se dovessimo fare l’aumento di capitale. Credo che la cessione della partecipazione in Sgs sia stata una decisione dell’azionista che riflette la fine di un ciclo".

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