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Marchionne: “Mobilità per i 19 operai di Pomigliano? Scelta coerente”

A Pomigliano 19 lavoratori lasceranno il posto a 19 iscritti alla Fiom reintegrati per sentenza. In un’intervista al Corriere della Sera, l’Ad della Fiat spiega di aver agito coerentemente. Poi annuncia: “Fiat comincerà a investire a Melfi entro anno”. E su Monti: “Con lui abbiamo riacquistato credibilità”.
A cura di Biagio Chiariello
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Ieri la Fiat ha messo in mobilità 19 operai dello stabilimento di Pomigliano. La casa di Torino si è detta «costretta» a questa decisione; costretta dalla sentenza della corte d'appello del tribunale di Roma che l'ha condannata, per comportamento anti sindacale, a reintegrare 145 operai Fiom. E così ieri è andato di scena il primo "travaso" di lavoratori: 19,già regolarmente sulla linea di montaggio della Panda, hanno fatto spazio ad altrettanti della Fiom «riassunti» dai giudici. Oggi l'ad Fiat, Sergio Marchionne, ha provato a dare una spiegazione a questa scelta che rischia di mettere operai contro operai, come non pochi hanno fatto già notare. 19 per 19? E' una decisione «totalmente coerente… Non c'è lavoro sufficiente, dove metto anche solo un assunto in più? Risponda la Fiom. Ma non accetto lezioni di democrazia» dice Marchionne in un'intervista al Corriere della Sera, nella quale non può non soffermarsi anche suoi rapporti con i sindacati. In questo caso si parla di Fiom, «incapace di adattarsi a una realtà in cui la maggioranza vuole lavorare e non farsi condizionare dalla minoranza» secondo il numero uno del Lingotto.

"Prima l'Italia, poi la fusione con Chrysler" – In molti hanno criticato le strategie di Marchionne,avanzando non pochi dubbi sulla sua reale intenzione di investire nel Paese. Lui risponde così: «Ci credo. Credo nell'Italia, quella di Mario Monti, quella che vuole cambiare», per questo «prima investo qui per andare a fare concorrenza ai tedeschi». Solo a quel punto si andrà avanti con la completa fusione Fiat-Chrysler: «Diciamo 2014-2015. Tutto insieme non lo posso fare». Un'altra mezza promessa come quella relativa al pieno rilancio di tutti e cinque gli stabilimenti italiani e al riassorbimento completo dei 23 mila dipendenti. A tal proposito osserva: «Bugie non ne ho mai dette. Ho guardato il mercato, l'ho affrontato resistendo alle critiche ma senza fare macelleria sociale. Adesso, dico che nonostante tutto le condizioni ci sono».

"La Fiat è un cantiere aperto, non chiude mai"- Dunque, continuerà a puntare sull'Italia. «Io stesso l'ho definita una scelta "non per deboli di cuore". In Europa tre costruttori chiudono fabbriche, Ford guadagna in America ma non mette soldi qui, la Francia dà a Peugeot sette miliardi pubblici. Noi faremo da soli. Ma la Fiat è un cantiere aperto, non chiude mai. Per la terza volta, con la condivisione totale di John Elkann e della famiglia, rivoltiamo l'azienda» spiega al Corsera.

"Ci vuole un enorme coraggio ad investire adesso, andare sulla fascia alta mettendo in gioco tutte le nostre competenze ed eredità migliori. (…) Se l'avessi fatto in questi due anni, buttando soldi nel sistema come molti avrebbero voluto, avrei portato i libri in Tribunale. Adesso possiamo permettercelo".

Marchionne non dà le cifre dell'investimento, ma promesse – Ammette l'errore Fabbrica Italia, ma non da' i numeri precisi su entità e tempi degli investimenti: «è stato il mio più grande errore: il mercato è crollato e mi hanno impiccato sui dettagli. Ora lavoreremo in silenzio, a testa bassa, lasciando che a parlare siano i fatti»  ma, ha precisato l'amministrato delegato Fiat «a gennaio vedrete la nuova Maserati Quattroporte. Mirafiori e Grugliasco» ha assicurato poi l'ad Fiat «saranno la nostra arma per sfondare anche negli Usa», mentre per quanto riguarda la Lancia, «rimane la Ypsilon. Il resto arriverà da Chrysler». Presto,poi, partirà Melfi:  «La prossima settimana ci vanno i nostri tecnici. Entro l'anno cominceremo a spendere i primi soldi».

Endorsement a Monti – Sull'attualità politica, l'ad del Lingotto ha osservato: «Non so cosa vogliano fare i partiti. So che l'alternativa a Monti non è bella. Se non ci va lui, all'estero, chi ci mandiamo? Abbiamo recuperato credibilità». La presenza di Monti sulla nuova scommessa Fiat sull'Italia, conta «un bel po'. E anche la speranza che rimanga quella di Monti» ha concluso Marchionne «è un'Italia diversa da quella che ho conosciuto in questi anni».

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