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Manovra bis, per la Banca d’Italia il Paese rischia la stagnazione

Il vice direttore di Bankitalia Visco ha parlato alle commissioni bilancio di Camera e Senato, paventando i rischi insiti nella manovra. Il risanamento dei conti è un obbligo da perseguire ma che sicuramente avrà “effetti restrittivi sull’economia”.
A cura di Alfonso Biondi
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Bankitalia

Mettere i conti a posto è fondamentale, ma il rischio è quello di una pericolosa stagnazione dell'economia. A sottolinearlo è stato il vice direttore della Banca D'Italia Ignazio Visco, il quale ha fornito alle commissioni Bilancio di Camera e Senato il punto di vista dell'istituzione da lui rappresentata sulla nuova manovra economica voluta dall'esecutivo. Nel corso dell'audizione sulla manovra, Visco si è detto certo che "l'aggiustamento dei conti, necessario per evitare uno scenario ben più grave, avrà inevitabilmente effetti restrittivi sull'economia" e le conseguenze saranno quelle di una crescita del prodotto interno lordo tutt'altro che soddisfacente: "inferiore a un punto percentuale nel 2011 e ancora più bassa nel 2012".

Ma, per il vice direttore di Bankitalia, non ci sono alternative, anche perché "ogni altro scenario condurrebbe a risultati più traumatici per il nostro Paese"; il rischio di una fase di stagnazione, inoltre, deve indurre il governo a perseguire, oltre al risanamento dei conti, una "politica economica volta al rilancio delle prospettive di crescita dell'economia". Per Visco

Eventuali cambiamenti nella struttura della manovra dovrebbero andare nella direzione di ridurre il peso degli aumenti delle entrate, accrescere il ruolo delle misure strutturali, minimizzare gli effetti negativi sul prodotto, contenere l'incertezza circa l'attuazione di alcune misure . L'entità della manovra non può essere ridotta, anche alla luce della sfavorevole evoluzione del quadro macroeconomico internazionale.

Bankitalia ritiene inoltre che i problemi riguardanti la crescita rappresentino degli elementi su cui i mercati finanziari fanno molto affidamento; si spiega in questo senso lo spread ancora molto alto tra i nostri titoli di stato e quelli della Germania. Visco ha quindi proposto, per quanto riguarda il breve e il medio periodo, un'azione più decisa contro l'evasione fiscale e un intervento incisivo sugli apparati dello Stato (es. Province).

Da segnalare poi le previsioni di Visco, secondo cui "la pressione fiscale salirebbe soprattutto nel 2012 e nel 2013 (rispettivamente di 1,1 e 0,7 punti); nel 2014 si attesterebbe al massimo storico del 44,5%". I rischi depressivi della nuova manovra sono stati sottolineati anche Luigi Giampoaolino, presidente della Corte dei Conti, secondo cui "Il ricorso prevalente alla leva fiscale, quasi tre quarti della manovra, determina la compressione del reddito disponibile e accentua i rischi depressivi".

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