Tanto erano stati avari di commenti analisti e gestori nelle ultime ore precedenti il voto francese, quanto sono desiderosi oggi di commentare lo scampato pericolo per la Francia e per l’Europa di una affermazione dei candidati anti-sistema Marine Le Pen (che comunque accede al ballottaggio del 7 maggio) e Jean-Luc Melenchon.
Vista l’affermazione del candidato preferito dai mercati, il centrista Emmanuel Macron (come aspicato e previsto), e visto che lo stesso è già dato per prossimo presidente visto che da oggi gode anche dell’appoggio dello sconfitto leader del centrodestra Francois Fillon e del socialista Benoit Hamon (oltre che del “endorsment”, giudicato meno rilevanti, del presidente uscente Francois Holland), i commenti del giorno dopo non possono che essere all’insegna dell’ottimismo e delle congratulazioni per lo scampato pericolo e difatti così sono.
Non mancano tuttavia voci che invitano a mantenere la calma perché, l’onda lunga del populismo anti-sistemico non è necessariamente arrestata in tutta Europa. Il caso italiano sembra destare qualche pensiero, infatti, data l’incertezza in cui naviga il governo Gentiloni a cui l’ex premier Matteo Renzi sembrerebbe ansioso di staccare la spina per cercare di capitalizzare la vittoria di Macron, un personaggio politico che alcuni accostano al premier canadese Justin Trudeou, altri proprio all’ex sindaco di Firenze ed ex premier italiano Matteo Renzi.
L’incertezza si paga, anche in giornate di “gloria” come quella odierna che ha visto la borsa di Milano guadagnare il 4,77%, segnando così il miglior risultato tra tutte le borse europee, in termini di minore recupero dei titoli di stato rispetto agli altri titoli europei “periferici”. Un minor recupero su cui ha certamente influito anche la decisione di Fitch di limare il rating sovrano italiano proprio a causa della instabilità del quadro politico.
Così se l’esito del voto ha fatto volare gli Oat francesi (il decennale ha visto il rendimento calare allo 0,83% lordo annuo, con uno spread contro Bund crollato del 21% circa allo 0,495%), i Bonos spagnoli (rendimento sceso sull’1,51%, spread appena sopra l’1,17%, in calo di quasi l’11%) hanno saputo far meglio dei Btp italiani (che stasera rendono il 2,19%, con uno spread contro Bund appena sotto l’1,85%, in calo di poco più dell’8%).
Persino i titoli di stato portoghesi (che pure rendono il 3,31%) hanno registrato un calo dello spread contro Bund (sceso appena sotto il 2,97%) in linea con quello italiano, ossia attorno agli 8 punti percentuali, mentre quelli irlandesi sono addirittura volati con un rendimento calato a 0,87% e uno spread crollato del 23% a solo lo 0,53% circa. Ma una volta passata l’euforia post-elettorale cosa potrà succedere in Europa e in Italia, almeno per quanto riguarda i mercati finanziari?
Gli esperti di Goldman Sachs si attendono ulteriori rialzi ma limitati, dato che col rimbalzo odierno i listini del vecchio continente si sono tornati a muovere in linea coi propri fondamentali macroeconomici, avendo già sovraperformato Wall Street (a sua volta positiva stasera) nelle ultime settimane grazie alla diffusione di trimestrali che stanno confermando una certa maggiore vivacità degli utili in Europa rispetto agli Stati Uniti.
Secondo gli esperti americani, l’incertezza politica rischia di limitare inoltre gli spazi per un recupero dei Btp italiani e dunque, indirettamente, causare un maggior onere in termini di interessi sul debito pubblico, con uno spread che potrebbe oscillare tra l’1,7% e l’1,9% rispetto al 2% o poco più visto nelle ultime settimane, ben oltre il range in cui si pensa possa oscillare lo spread tra titoli spagnoli e tedeschi (l’1%-1,2%).
Insomma: evitare un ballottaggio Le Pen-Melanchon è stato certamente un bene per l’euro (che infatti si è subito rafforzato sul dollaro) e per il sistema finanziario europeo ed anche italiano, visto che il risultato elettorale sgombra la strada a Mario Draghi per proseguire nella sua politica di sostegno alla ripresa economica europea e di rafforzamento e ristrutturazione del sistema bancario. Ma i problemi italiani continuano a creare un divario crescente tra la ripresa in atto sia a livello di mercati finanziari sia di economia reale europea ed italiana.