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L’Unione europea avverte i governi: il Pnrr si può cambiare solo in “casi eccezionali”

Dopo l’ipotesi di modifiche del ministro Giovannini la Commissione Ue spiega che i Recovery Plan degli Stati membri si possono cambiare solo in via straordinaria. E solo con il via libera di Bruxelles.
A cura di Giacomo Andreoli
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Dopo l'apertura a modifiche da parte dal ministro delle Infrastrutture Enrico Giovannini, arriva il monito dall'Unione europea: il Pnrr dovrà rimanere così com'è, con modifiche possibili solo in casi eccezionali. Secondo un portavoce della Commissione Ue, infatti, una volta che il Piano di un paese per l'utilizzo dei fondi del Next Generation viene approvato dal Consiglio europeo, deve sostanzialmente rimanere tale fino alla sua data di scadenza, il 2026.

Altrimenti, se ad esempio il governo italiano vuole cambiare la destinazione di alcuni fondi, deve "dimostrare che non può più attuare il Piano o parte di esso a causa di circostanze oggettive". La richiesta del governo alla Commissione attiva una valutazione caso per caso che sarà "rigorosa". Un po' come a dire: nessuno sconto a nessun esecutivo, nemmeno quello guidato da Mario Draghi, ma assoluta aderenza al Regolamento sul Fondo di ripresa e resilienza, in particolare all'art.21 dello stesso, che disciplina i cambiamenti che si possono apportare ai diversi piani nazionali.

Pnrr Italia, per la Commissione Ue i progetti devono rimanere gli stessi

"Il 2022 – aveva spiegato ieri il ministro Giovannini a un evento organizzato dal Cnel- è un anno cruciale sotto tanti punti di vista. Anche per una possibile revisione dei Recovery Plan presentati dai vari Paesi alla luce di eventi eccezionali, uno dei quali è il forte aumento dei prezzi delle materie prime, che metterà sotto pressione gli enti appaltatori e che potrebbe richiedere, a livello europeo e nazionale, un aggiustamento dei Piani presentati l'anno scorso".

Quello filtrata da un portavoce della Commissione all'Ansa sembra quindi essere un avvertimento. Che l'aumento dei prezzi delle materie prime sia uno dei casi eccezionali previsti lo deve stabilire l'esecutivo europeo, con approvazione finale da parte di tutti i capi di governo del Continente. Il chiarimento arrivato da Bruxelles sembra allora smentire quanto i commentatori politici e gli analisti avevano ipotizzato finora e cioè che il governo Draghi, o il successivo, avrebbero potuto modificare in modo significativo (anche se non stravolgere del tutto) il Pnrr.

Tuttavia, nonostante sarà difficile cambiare la destinazione dei fondi in arrivo dall'Europa, ci potrebbero essere delle correzioni in corso d'opera nella messa a terra dei progetti. Molti di questi, infatti, sono stati ancora soltanto abbozzati, con l'Italia che ha raggiunto a fine dicembre i 51 obiettivi previsti, che corrispondono però per lo più a quadri di indirizzo.

Secondo il Regolamento sul Fondo di ripresa e resilienza, in caso di valutazione positiva, ad esplicita richiesta di modifica la Commissione europea propone una nuova bozza di Decisione attuativa che deve essere approvata anche dal Consiglio europeo. Se poi la quota di finanziamenti per un determinato target risulta inferiore a quanto previsto da uno Stato membro, quest'ultimo può colmare il gap in tre modi: fino al 31 agosto 2023 può presentare un Piano rivisto per accedere a nuovi prestiti (ma solo in misura inferiore al 6,8% del reddito nazionale lordo); può prevedere il trasferimento di soldi da altri programmi di finanziamento europei; può utilizzare risorse proprie (derivanti dalle tasse).

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