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L’Istat rivede al ribasso le stime del Pil: -0,1% nel terzo trimestre 2018

L’Istituto nazionale di Statistica ha rilevato che nel terzo trimestre del 2018 il prodotto interno lordo (Pil) è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9% contro l’1% della precedente rilevazione.
A cura di Charlotte Matteini
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L'Istituto nazionale di Statistica ha rivisto al ribasso le stime del Pil del terzo trimestre. Per l'Istat, il Pil subisce un calo dello 0,1%, il dato peggiore dal secondo trimestre del 2014. Non si può parlare di recessione economica per l'Italia perché affinché sia recessione occorre che il Pil decresca per almeno tre trimestri consecutivi, nonostante questo, però, il segnale non è affatto positivo. La variazione acquisita per il 2018 è pari a +0,9% contro l’1% della precedente rilevazione. Il governo prevede per l’anno in corso una crescita dell’1,2%.

Come detto, si tratta del primo calo dell'attività economica dopo un periodo di espansione protrattosi per 14 trimestri di fila. Secondo i conti economici trimestrali diffusi dall'Istituto nazionale di Statistica, nel terzo trimestre il prodotto interno lordo, espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2010, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito dello 0,1% rispetto al trimestre precedente ed è aumentato dello 0,7% nei confronti del terzo trimestre del 2017 (era 0,8% nella stima preliminare). L'Istat ha inoltre precisato che il terzo trimestre del 2018 ha avuto due giornate lavorative in più del trimestre precedente e lo stesso numero di giornate lavorative rispetto al terzo trimestre del 2017.

"Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna registrano diminuzioni, con una riduzione dello 0,1% dei consumi finali nazionali e dell’1,1% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono cresciute rispettivamente dello 0,8% e dell’1,1%. La domanda nazionale al netto delle scorte ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, con un contributo nullo per i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private (ISP) e per la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP) e negativo per 0,2 punti percentuali per gli investimenti fissi lordi. La variazione delle scorte ha fornito un contribuito nullo alla variazione del Pil, mentre l’apporto della domanda estera netta è risultato positivo per 0,1 punti percentuali. Dal lato dell’offerta di beni e servizi, si registra un andamento congiunturale positivo soltanto per il valore aggiunto dell’agricoltura, cresciuto dell’1,6%, mentre quelli dell’industria e dei servizi sono diminuiti, rispettivamente, dello 0,1% e dello 0,2%", si legge nella nota diffusa da Istat.

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