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Le stime catastrofiche dell’Upb sul Pil: “Calo mai visto prima, -15% nel primo semestre”

L’Ufficio parlamentare di bilancio prevede un crollo “di dimensioni eccezionali” del Pil italiano nei primi due trimestri del 2020, a causa dell’emergenza Coronavirus. Il calo potrebbe essere, in totale, di 15 punti percentuali, un dato così negativo che non si è “mai registrato nella storia della Repubblica”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Un impatto di “dimensioni eccezionali”. Un crollo del Pil, per il primo semestre del 2020, che l’Ufficio parlamentare di bilancio stima possa raggiungere i 15 punti percentuali. Nella nota congiunturale di aprile, l’Upb prefigura uno scenario da brividi, conseguente all’emergenza Coronavirus e allo stop delle attività produttive. Secondo le stime fornite nei primi due trimestri dell’anno il Pil si potrebbe ridurre “cumulativamente di circa 15 punti percentuali”. Un calo, per l’attività economica italiana, che sarebbe di “intensità eccezionale”, per questa prima metà del 2020. Un calo così non si è “mai registrato nella storia della Repubblica”, si legge nella nota.

Ogni stima, comunque, deve essere presa con la “massima cautela”, a causa della “incertezza estremamente elevata”. Difficile, quindi, fare una previsione precisa. Anche per il futuro, dopo questi due trimestri di calo inevitabile per il Pil. Intanto nel primo trimestre il calo potrebbe essere del 5%, dovuto quasi interamente al crollo dell’attività a marzo. Nel secondo trimestre, invece, si fanno sentire a pieno gli effetti del blocco: nel caso in cui ci sia una ripresa graduale da maggio “si prefigura una contrazione del Pil del secondo semestre dell’ordine di ulteriori dieci punti percentuali”. L’Upb spiega ancora che “nell’ipotesi di un regresso dell’epidemia l’attività tornerebbe a espandersi nel trimestre estivo”. Un’ipotesi, appunto, che oggi non è facilmente prevedibile, non conoscendo quale sarà l’andamento dell’epidemia.

Ultimo capitolo toccato è quello degli ammortizzati sociali: “Si stima, per la sola parte relativa alle richieste Cig, che il numero complessivo di ore autorizzate possa essere ampiamente superiore, anche triplo, rispetto ai valori massimi storicamente osservati su base mensile dalla crisi finanziaria del 2009”. Il dato si basa sulle richieste pervenute all’Inps per la Cassa integrazione motivata dal Covid: al 10 aprile, infatti, è stata presentata domanda già per 2,9 milioni di lavoratori.

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