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L’allarme dell’Istat: “Shock economico senza precedenti. In Italia crollo dei consumi fino al 9,9%”

Le misure contenitive contro il coronavirus stanno creando uno shock economico senza precedenti, sia in quanto impongono lo stop alle attività produttive, sia perché causano il crollo dei consumi. Queste le precisazioni contenute nella nota redatta dall’Istat sull’andamento dell’economia nel mese di marzo.
A cura di Annalisa Girardi
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Le misure di contenimento adottate per contrastare il cotonavirus hanno causato uno shock economico che ha costretto a rivedere a ribasso le stime di crescita del Pil mondiale. Lo sottolinea l'Istat nella nota di marzo sull'andamento dell'economia. "Le necessarie misure di contenimento del virus adottate con tempistiche eterogenee tra i Paesi stanno causando uno shock di natura reale che investe contemporaneamente l’offerta (chiusura di attività e interruzione delle catene del valore) e la domanda (crollo dei consumi, riduzione dei redditi) e la cui rapidità e intensità non ha precedenti storici. Questo contesto ha determinato significative revisioni al ribasso delle previsioni del Pil mondiale che è atteso registrare nel 2020, senza eccezioni, una flessione", si legge.

Con una stretta da parte del governo contro l'epidemia che coinvolge il 34% della produzione italiana, l'Istat prevede uno "shock rilevante e diffuso sull'intero sistema produttivo". Infatti, non ci saranno solamente gli effetti diretti legati allo stop della produzione in diversi settori economici, ma anche quelli indiretti legati alle relazioni intersettoriali. L'Istat segnala che al momento è stata sospesa l'attività di 2,2 milioni di imprese, lasciando a casa 7,4 milioni di addetti (di cui 4,9 milioni di dipendenti): la sospensione delle attività produttive "ha quindi amplificato le preoccupazioni e i disagi derivanti dall’emergenza sanitaria, generando un crollo della fiducia di consumatori e imprese".

Allo stesso tempo l'economia italiana deve fare il conto con il crollo dei consumi: se il lockdown si limitasse ai mesi di marzo e aprile la riduzione dei consumi si fermerebbe al 4,1% su base annua. Ma se le misure di chiusura proseguissero fino a giugno, si potrebbe avere un calo fino al 9,9%. "La rapida evoluzione della pandemia rende difficile rilevare l’intensità degli effetti sull’economia reale", ha spiegato l'Istat, sottolineando però che il mese di marzo è stato segnato da una "forte e diffusa flessione" per quanto riguarda il commercio estero extra Unione europea e le vendite al dettaglio. In particolare, continua la nota, sono calate le esportazioni verso la Cina. 

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