Lagarde dice che i salari italiani vanno aumentati (ma intanto alzerà i tassi d’interesse)
Christine Lagarde non ci sta. A precisa richiesta di commentare l'opinione del consigliere del premier Draghi, Francesco Giavazzi, secondo cui l'aumento dei tassi di interesse da parte della Bce sarebbe lo strumento sbagliato contro l'inflazione, risponde in maniera ferma e piccata. "Abbiamo individuato – spiega- un percorso di normalizzazione, del tutto legittimo e necessario, citando il mio collega della Banca d'Italia, Ignazio Visco". Secondo la presidente della Banca centrale europea, infatti, "ognuno ha la sua opinione su quale sia lo strumento giusto e quali siano i tempi giusti, ma c'è solo un'istituzione responsabile della politica monetaria ed è la Bce".
L'aumento dei tassi d'interesse è una misura restrittiva di politica monetaria che aumenta il costo del denaro per gli istituti di credito e quindi a cascata per le imprese (facendo salire anche i tassi dei mutui). La Bce la sta attuando dopo anni di politiche espansive, con tassi d'interesse addirittura negativi e una serie di acquisti straordinari, per miliardi e miliardi di euro, di titoli di Stato, soprattutto dei Paesi con debito pubblico più alto, come l'Italia. Acquisti arrivati al culmine con il programma Pepp dell'era Covid. L'aumento dei tassi, adesso, serve per intervenire sull'inflazione, arrivata attorno all'8% nell'area euro: l'obiettivo è riportarla vicino a quel 2% previsto dal mandato della Bce. Il timore di alcuni analisti, però, è che viste le difficoltà dovute ai rincari, le carenze e le speculazioni sui beni energetici e una ripresa delle catene di produzione post-Covid ancora non al 100%, si possa ottenere un effetto recessivo. Soprattutto in un Paese come l'Italia con debito alto e forti disuguaglianze economiche.
Il primo ritocco sui tassi d'interesse sarà dello 0,25% a luglio, poi ci sarà un nuovo intervento a settembre che oggi Lagarde ha spiegato dipenderà dall'andamento dell'inflazione. Potrebbe quindi essere un nuovo aumento dello 0,25% o, se la situazione peggiorerà, anche più alto. Ma al di là di settembre, Largarde ha anticipato "un graduale, ma sostenuto percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse”. Questo, però, come chiarito dalla numero uno della Bce, evitando la "frammentazione" tra i Paesi europei, cioè un ampliamento degli spread (nel nostro caso quello con il Bund tedesco). Significa che continueranno ad esserci interventi, d'ora in poi più flessibili, di acquisti di titoli di stato, il cosiddetto "scudo anti-spread" di cui si parla da giorni.
Lagarde, quindi, ha detto di essere consapevole che la crescita europea è frenata "dagli elevati costi energetici, dall'intensificarsi delle interruzioni delle catene di approvvigionamento e dalla maggiore incertezza", ma è convinta che l'intervento della Bce non peggiorerà il quadro, aiutando anzi a calmierare i prezzi. L'inflazione è prevista al 6,8% su base annua nel 2022, prima di scendere al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024.
In tutto ciò Lagarde invita però i governi, le aziende e i sindacati a intervenire sui salari. "Hanno cominciato a salire– spiega la presidente della Bce- ma questa crescita resta moderata. Ci aspettiamo che la crescita salariale negoziata si rafforzi ulteriormente nel 2022 e poi rimanga al di sopra dei livelli medi per l'orizzonte di proiezione, supportata da mercati del lavoro rigidi, aumenti dei salari minimi e alcuni effetti di compensazione per gli elevati tassi di inflazione".