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La tragedia greca verso l’epilogo, ma non sarà immediato

La nuova bozza di budget presentata dal governo greco convince gli altri paesi membri di Eurolandia. Alexis Tsipras ha 48 ore per cercare di raggiungere un’intesa che eviti default e uscita dall’euro. Ma gli analisti avvertono: nella migliore delle ipotesi sarà una soluzione semi-stabile, per superare del tutto la crisi occorreranno mesi se non anni…
A cura di Luca Spoldi
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Vi piace la tragedia greca? Ai mercati non tanto, salvo quando sembra trasformarsi in una commedia, ossia secondo i canoni del teatro greco avere un finale che non prevede la morte dei protagonisti ed è quindi positivo. In questo senso le cose dovrebbero andare bene, salvo colpi di scena delle ultime ore, e per questo da venerdì sera le borse europee stanno nuovamente salendo, avendo fiutato l’aria e capito che il rischio peggiore, quello di un default di Atene a fine mese e conseguente uscita dall’euro (fatto che potrebbe innescare, almeno in teoria, un processo di disgregazione della valuta unica e forse anche dell’intera idea di unità economica e sociale del vecchio continente, con tutti i rischi che questo avrebbe per la pacifica convivenza delle popolazioni europee, visto i trascorsi anche solo dell’ultimo secolo), dovrebbe essere evitato.

Il condizionale resta d’obbligo, visto che dopo la presentazione di una nuova bozza di bilancio giudicata una “seria” base di discussione dagli altri paesi membri dell’eurozona al premier greco Alexis Tsipras sarebbero state concesse 48 ore per trovare un’intesa definitiva coi creditori internazionali (Ue, Bce e Fmi) che consenta di sbloccare la residua rata da 7,2 miliardi di euro di aiuti previsti dal secondo programma di aiuti (tuttora in corso) ed evitare, appunto, che a fine mese Tsipras stesso dovesse scegliere se pagare pensioni e stipendi o rimborsare 1,5 miliardi di aiuti Fmi in scadenza il 30 giugno e, nel caso non fosse riuscito a rispettare quest’ultimo impegno, la Grecia venisse di lì a 30-60 giorni (a seconda della procedura che si fosse voluto seguire) dichiarata in default su tutto o su parte dei 313 miliardi di euro di debito di cui oltre 220 rappresentati proprio dagli aiuti erogati dalla “troika”.

Come in una commedia greca, tuttavia, il fatto che si sia evitata (si spera) la morte, metaforica, della protagonista non significa che finisca tutto in una risata (come invece prevedono i canoni della commedia all’italiana). Il perché è stato detto tante volte e viene efficacemente riassunto oggi da un report di Societe Generale in cui gli esperti se da un lato sottolineano come i segnali di una possibile intesa entro la fine della settimana sono positivi e si può dunque essere moderatamente ottimisti per il breve termine, i problemi di Atene non possano in alcun modo essere considerati risolti a breve termine, dato che rimangano una serie di ostacoli. Anzitutto la Grecia dovrà votare l’accordo e le misure richieste nelle prossime settimane. Inoltre i rischi di implementazione e politici sembrano destinati a rimanere elevati, stante lo scenario di un’economia debole. Infine è difficile che i leader dell’eurozona si accordino per una ristrutturazione del debito grande abbastanza da fare in modo che il debito greco diventi sostenibile.

Pertanto, notano gli esperti, “anche in caso di accordo, nella migliore delle ipotesi si arriverà ad una soluzione semi-stabile” che dovrebbe includere (come molti economisti a partire da Mario Seminerio segnalavano da oltre un anno) “un terzo piano di salvataggio (che il mercato stima poter valere tra i 30 e i 50 miliardi di nuovi aiuti, ndr) e una qualche forma di riduzione del debito in cambio dell’attuazione degli impegni da parte della Grecia”. Peccato che, anche ammesso che si trovi in tempi sufficientemente rapidi anche l’intesa su questi punti (alcune aperture in tal senso sono già giunte, soprattutto da parte francese, meno da quella tedesca ma la cosa non sorprende visto che i due paesi sembrano essersi accordati per recitare la parte del poliziotto buono e di quello cattivo), il grado di indebitamento di Atene è destinato a restare elevato, anche se certamente più “sostenibile” di quanto, al di là delle dichiarazioni ufficiali, non appaia quello attuale.

Nel frattempo i rischi di controlli sui capitali sono destinati ad aumentare, anche perché l’eventuale terzo programma di aiuti dovrebbe verosimilmente applicare le regole sui “bail-in” già messe in atto per il salvataggio di Cipro, dove i controlli sono scattati, evitando di scaricare tutto il peso sui contribuenti e chiedendo una compartecipazione ai rischi (e a i costi) anche ad azionisti e obbligazionisti di banche e imprese in crisi. Così non stupisce che la Bce continui a monitorare praticamente in tempo reale le fuoriuscite di liquidità dalle banche greche e ad innalzare il tetto del programma Ela. Se ieri Eurotower aveva alzato di altri 1,9 miliardi l’ammontare complessivo del programma a 87,8 miliardi, oggi secondo fonti citate dall’agenzia Bloomberg avrebbe nuovamente alzato l’asticella per un ammontare che non è per il momento stato reso noto ma che certamente è direttamente correlato alla fuoriuscita di depositi dalle banche greche, accentuatasi negli ultimi giorni sino a raggiungere la soglia di circa 1 miliardo di euro al giorno. Alcuni analisti fanno anche notare che ormai il limite del programma sta per essere comunque raggiunto, dato che non vi sarebbe quasi più disponibilità di titoli da utilizzare come collaterali a garanzia dei prestiti ricevuti attraverso la banca centrale greca.

Non sarà dunque possibile, né sarebbe logico del resto, rimpiazzare integralmente la raccolta delle banche greche (ossia i depositi della clientela, scesi da oltre 240 miliardi a fine 2009 a poco più di 130 miliardi in queste ore) con finanziamenti della Bce, non essendo scattati per tempo i controlli sui movimenti dei capitali che, messi ora, risulterebbero a dir poco tardivi anche se probabilmente sarebbero comunque inevitabili. Perché la situazione si stabilizzi sarà necessario che l’economia greca torni a crescere ad un tasso superiore a quello degli interessi sul debito e Atene possa, nei prossimi anni, non certo mesi, tornare a rifinaniare sul mercato il debito stesso. Ma visto che al momento sul mercato i titoli greci a lungo termine che ancora vengono scambiati (originariamente emessi con cedole attorno al 6% nel caso dei decennali) trattano a valori ampiamente inferiori alla pari (tanto che il rendimento oscilla sopra l’8%) e che Atene chiede un allungamento del piano di rimborso degli aiuti concessi dalla “troika” (già mediamente attorno ai 30 anni) e una sforbiciata agli interessi pagati (l’1,5% finora), è impossibile che la Grecia possa rapidamente passare a indebitarsi su scadenze comunque inferiori e a tassi comunque più elevati se prima non si sarà proceduto a sgombrare il campo dalle ipotesi di ristrutturazione del debito. Così la tragedia/commedia greca promette di avere, quanto meno, un ulteriore atto prima dell’epilogo.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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