La russa Gazprom ha bloccato le forniture di gas a decine di aziende europee
Il gigante russo Gazprom ha bloccato le forniture di gas a una lunga lista di aziende europee che si sono rifiutate di pagare in rubli. Questo obbligo era stato stabilito da Putin in risposta alle sanzioni dell'Unione Europea imposte per l'invasione dell'Ucraina. Le aziende, compresa l'italiana Eni, erano state quindi obbligate a pagare nella moneta russa direttamente da conti aperti a Mosca. Dopo lo stop all'export in Polonia di qualche giorno fa, stamattina Gazprom aveva comunicato di aver interrotto completamente le forniture di gas all'olandese GasTerra B.V., quindi è arrivato poche ore fa l'annuncio che il gas non sarà più fornito nemmeno alla danese Rsted e alla big inglese Shell Energy.
GasTerra, come le altre due, si sono rifiutate di pagare in rubli sostenendo il rispetto degli obblighi contrattuali e osservando che i pagamenti richiesti dal Cremlino presentano "il rischio di violare le sanzioni stabilite dall'Ue". Quanto a Rsted e Shell, Gazprom ha detto di essere stata informata dalle due società che "non intendono effettuare i pagamenti in rubli per il gas fornito", e in cambio ha notificato loro "la sospensione delle forniture di gas a partire dal 1 giugno" a meno che non vengano ricevuti pagamenti in rubli. "Ci impegneremo – ha spiegato Shell in una nota- a continuare a rifornire i nostri clienti in Europa attraverso il nostro portafoglio diversificato di forniture di gas. Shell continua a lavorare per un ritiro graduale dagli idrocarburi russi".
Per ora, invece, Italia Germania, hanno autorizzato le loro compagnie, nel nostro caso l'Eni, a seguire il decreto del Cremlino che impone il pagamento in rubli. Secondo Draghi la società italiana di idrocarburi è stata "molto trasparente". Per il premier, infatti, nel nostro caso il pagamento viene considerato effettuato quando avviene il versamento in euro. Dopo questo passaggio è un agente di Gazprom ad occuparsi della conversione in rubli, senza mettere in mezzo la Banca centrale russa.
"L'Eni – ha detto Draghi- si è rivolta anche a un tribunale arbitrale in Svezia per chiedere se questa forma di pagamento viola il contratto esistente. La società ha spiegato molto bene perché può pagare e non evita le sanzioni". Nel caso italiano, quindi, non ci sarebbe stato bisogno di aprire un conto in rubli direttamente in Russia.