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La richiesta al governo: “Abbassare l’Iva sul cibo e sulle visite veterinarie per cani e gatti”

Le associazioni del settore inviano, nella Giornata mondiale del cane, una richiesta al governo: abbassare l’Iva (ora al 22%) sui prodotti alimentari per gli animali domestici e sulle visite veterinarie. Una misura per aiutare i proprietari di cani e gatti che nasce anche dal periodo di crisi economica causato dall’emergenza Covid.
A cura di Stefano Rizzuti
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Abbassare l’Iva sugli alimenti per cani e gatti e sulle visite veterinarie. La richiesta viene avanzata da tante associazioni che si rivolgono al governo in occasione della Giornata mondiale del cane, che si celebra il 26 agosto. In Italia il 40% delle famiglie ha un cane o un gatto in casa e si trova, soprattutto in questo periodo di crisi economica, ad affrontare un problema di costi. Al momento l’Iva sugli alimenti per gli animali è al 22%. La stessa che si paga sui beni di lusso, per intenderci. Solo per fare qualche esempio, in Germania è al 7%, mentre in Spagna nel 2018 è stata ridotta dal 21% al 10%. Le associazioni di settore, quindi, rivolgono una richiesta esplicita al governo: rimodulare l’Iva su cibo e visite degli animali domestici al 10%, approfittando del primo provvedimento utile per inserire la norma.

La richiesta di abbassare l'Iva per cibo cani e gatti

La richiesta era stata avanzata già nel mese di luglio, con una lettera aperta firmata da Assalco e da altri entri che comprendono anche i medici veterinari e le imprese degli alimenti per gli animali e il farmaceutico veterinario. La nuova proposta avanzata al governo nasce anche dalla crisi economica causata dal Covid-19. L’impoverimento generale, si legge, “renderà ancora più gravoso sopportare questo peso fiscale da parte dei contribuenti privati, con il rischio di deprimere la domanda di salute e di benessere animale”. Nella lettera si spiega ancora: “Il settore della salute e del benessere animale è considerato funzionale ad assicurare la continuità della filiera, servizi di pubblica utilità ed essenziali. Per questa ragione, le attività di questo settore non sono state sospese durante il lockdown. Nonostante il loro carattere di essenzialità, le prestazioni veterinarie e i prodotti alimentari per animali da compagnia continuano ad essere collocati nello scaglione Iva più elevato, al pari di beni e servizi di lusso e/o non essenziali”.

Gli animali domestici in Italia

In Italia ci sono 60 milioni di animali da compagnia, secondo i dati Istat. Inoltre è l’ultimo rapporto Eurispes a certificare che il 39,5% degli italiani ha almeno un animale domestico. Un dato in netta crescita rispetto agli scorsi anni. La richiesta di rimodulare le aliquote Iva, peraltro, è stata più volta avanzata anche in Parlamento, con emendamenti che, però, sono sempre stati bocciati. Per quanto riguarda le spese effettuate dagli italiani per gli alimenti degli animali, parliamo di un mercato che secondo il rapporto Assalco-Zoomark vale più di due miliardi di euro. Il pet food viene inoltre considerato un mercato in crescita, con un incremento del 2,8% rispetto al 2019, per un totale di 556.424 tonnellate vendute.

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