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“La crisi sta arrivando nei supermercati e durerà anni”: l’allarme della grande distribuzione

“Quando parliamo di una crescita dell’economia Italiana attorno al 2% siamo fin troppo ottimisti”, spiega Marco Pedroni, presidente di Coop Italia: “Effetti talmente profondi che non si esauriranno nemmeno con un accordo di pace domani mattina”.
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“Quelli che vediamo oggi sugli scaffali dei supermercati sono aumenti di prezzo che dipendono solo in piccola parte dalla guerra in Ucraina. Gli effetti del conflitto continueranno ad arrivare. E ci metteranno mesi, forse anni, per andarsene, anche se Mosca e Kiev facessero la pace oggi stesso”. Non usa mezzi termini Marco Pedroni, presidente di Coop Italia e Ancc-Coop (Ass.Nazionale Cooperative di Consumatori), nell’esprimere tutta la sua preoccupazione per descrivere la situazione economica che abbiamo di fronte. E già oggi ci parla di una crescita che si riduce di due terzi in Italia, di un’inflazione che già oggi impoverisce i consumatori molto più di quanto non dicano i dati ufficiali, di una pressione speculativa sui titoli di stato che da settimane ha portato lo spread a sfondare quota 200: “Secondo me, quando parliamo di una crescita dell’economia Italiana attorno al 2% siamo fin troppo ottimisti”, dice a Fanpage.it.

Cosa glielo fa pensare?

Il fatto che abbiamo appena iniziato a vedere gli effetti della crisi che abbiamo di fronte. Che l’inflazione che vediamo oggi è figlia della ripresa post Covid e dell’aumento dei prezzi delle materie prime di dicembre-gennaio. Gli effetti delle sanzioni economiche contro la Russia e il blocco del grano nei porti ucraini diventeranno più pesanti nelle prossime settimane. Così come un altro effetto della guerra che mi preoccupa molto.

Marco Pedroni, presidente Coop Italia
Marco Pedroni, presidente Coop Italia

A cosa si riferisce?

Al mutamento delle aspettative di imprese e famiglie. Che oggi spendono ancora, come risposta alla fine di due anni di restrizioni. Ma che tra un po’ cominceranno a manifestare incertezza e paura nel futuro, deprimendo investimenti e consumi. Questa è un’inflazione molto cattiva.

In che senso “cattiva”?

Nel senso che dipende dall’aumento del prezzo delle materie prime, non da un eccesso di domanda moneta nel sistema. In quel caso, avremmo un’inflazione buona, in grado di trainare occupazione e crescita economica. Il denaro perderebbe valore, ma l’aumento dei prezzi trainerebbe il mercato del lavoro verso la piena occupazione.

Questa inflazione, invece?

Questa inflazione deprime la crescita, gli investimenti e l’occupazione. Col risultato che magari una persona, dopo un anno, si ritrova col denaro che vale 9 anziché 10 e pure senza lavoro. Non a caso si parla di stagflazione, che è una brutta parola per dire che ci sono stagnazione e inflazione assieme.

State già vedendo la stagflazione, sugli scaffali dei vostri supermercati?

In parte sì. La distribuzione sta trasferendo solo una parte dei rincari sui consumatori, i listini dei nostri fornitori sono aumentati molto (in alcuni casi anche oltre il 20%) e stanno già arrivando nuovi listini dall’industria. È facile quindi prevedere che l’inflazione alla vendita crescerà ancora. Per ora i prezzi sono aumentati di più nel canale discount rispetto al resto della grande distribuzione; come Coop siamo stati ancora più attenti a moderare gli aumenti per i nostri soci e consumatori. I prezzi di alcuni prodotti, come gli olii di semi, il burro, la pasta sono in forte crescita anche a causa della particolare dipendenza da Russia e Ucraina.

Finisse la guerra domani, tutto tornerebbe come prima?

Non credo proprio. Questa guerra ha messo in moto processi profondi i cui effetti non si esauriranno nemmeno se ci fosse un accordo di pace domani mattina. Questa guerra, e la pandemia prima di lei, hanno messo in crisi gli assetti della globalizzazione. Io penso ci vorranno mesi, se non anni, affinché si determini un nuovo e stabile ordine.

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