La crisi in Italia aumenta sempre più le diseguaglianze
La diseguaglianza (intesa come diseguaglianza in termini di reddito) è un problema fondamentale per l’Italia. Almeno a leggere i dati pubblicati dall'ultimo aggiornamento di Eurostat sul coefficiente di Gini. Questa misura – che prende il nome dallo statistico italiano che lo ha introdotto per la prima volta, Corrado Gini appunto – serve a indicare la disuguaglianza di una distribuzione, quindi molto utile per capire come il reddito e la ricchezza sono distribuiti in un determinato paese. Se si fa riferimento all’Italia, i numeri sono davvero preoccupanti. "Non solo il coefficiente di Gini in Italia è sopra la media Ue – scrive oggi il Corriere della Sera – ma dal 2008 in poi è tornato a crescere e oggi risulta più alto dei grandi Paesi vicini con cui siamo soliti confrontarci, come Francia e Germania. Senza parlare della distanza notevole che ci separa dai Paesi scandinavi, che sono invece i più egualitari del pianeta".
L’Eurostat, l’ufficio statistico dell’Ue, il mese scorso ha reso noti i valori del coefficiente relativi al 2011. Nel leggerlo bisogna considerare che lo 0 indica l’assenza di qualsiasi disparità, mentre il valore massimo (solitamente pari a 100), indica l'altissima presenza di qualcuno che prende tutto a discapito di qualcun'altro. In Italia il coefficiente di Gini era diminuito costantemente fino al 2008, mentre da quando è scoppiata la crisi economica che ha rallentato l’area più ricca del pianeta, il suo incremento è stato costante, raggiungendo un valore di 31,9. Non va meglio alla Francia (da 26,6 nel 2007 al 30,8 di due anni fa) e alla Germania, dove però il coefficiente tende a diminuire dopo aver toccato il suo picco nel 2007 (30,4, ora è passato a 29). Tra i paesi europei maggiormente colpiti dalla contrazione economica, c'è chi non se la passa bene, come Spagna (34), Portogallo (34,2) e Grecia (33,6), paesi che però già partivano da disuguaglianze più marcate. I Paesi più egualitari si confermano Svezia (24,4) e Finlandia (25,8), mentre la Norvegia (che non fa parte della Ue) fa ancora meglio (22,9).