video suggerito
video suggerito

La crisi economica non colpisce tutto il Paese allo stesso modo: ecco dove la recessione è più forte

La pandemia di coronavirus ha innescato una durissima crisi economica. Che però non colpisce tutto il Paese allo stesso modo: sono le città del Nord a soffrire di più, mentre la recessione dovrebbe avere un impatto più lieve nel Mezzogiorno. È la fotografia che restituisce un’analisi di Cerved per l’Associazione nazionale dei Comuni italiani. Vediamo che cosa dicono i dati.
A cura di Annalisa Girardi
19 CONDIVISIONI
Immagine

Sono passate ormai tre settimane dalla fine del lockdown e dalla riapertura di negozi, uffici e attività commerciale di ogni genere. Gli italiani sono tornati al lavoro, vanno di nuovo al ristorante e a fare spese nei negozi. Tuttavia, per il rilancio economico ci vorrà tempo. Il governo italiano e l'Unione europea hanno messo in campo diverse misure per combattere la crisi, ma i dati sulla recessione mostrano un Paese che fatica a riprendersi. Non tutto il territorio è stato colpito allo stesso modo: ed è il Nord a fare i conti con l'impatto più pesante. Ad evidenziarlo è uno report redatto da Cerved, il gruppo che raccoglie informazioni commerciali in una banca dati sui bilanci delle imprese, per l'Anci, l'Associazione nazionale dei Comuni italiani.

L'analisi, dal titolo ‘L’impatto di Covid-19 sullo stato di salute delle città metropolitane'mostra come la recessione sia più forte nei centri urbani del Nord, mentre ne risentano in modo decisamente più contenuto quelli nel Mezzogiorno. "Sicuramente i settori di impresa più esposti al rischio di calo del fatturato caratterizzano in particolare alcune città del Nord", ha commentato Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci

Le città più colpite dalla crisi economica

Il Cerved mostra due scenari possibili, di cui uno più ottimista. Anche secondo questa ipotesi meno negativa, le tre città che risentiranno maggiormente della crisi economica innescata dalla pandemia sono tutte nel Settentrione. Al primo posto Torino, che vedrebbe una caduta del reddito del 14,4%, in particolar modo a causa delle difficoltà del settore automobilistico. Al secondo Venezia, con un calo stimato al 13,8% specialmente per le contrazioni nel turismo. Al terzo posto, invece, Genova con un -12,5% dovuto alle perdite nel commercio internazionale. A seguire, Napoli, Palermo, e Firenze registrano tutte un -12%. A Roma invece si attende un 11,8% in meno, mentre a Milano un -11%.

Si tratta, come detto, dello scenario più soft. Secondo questa fotografia, il Pil del Paese dovrebbe cadere del 12,7%. Ma le cose potrebbero anche andare peggio. E se, a causa di nuove ondate di contagi, il governo fosse costretto ad attivare nuovamente dei periodi di lockdown, anche se meno rigidi e localizzati, il crollo potrebbe arrivare a -18%. In questo caso, se anche il prossimo anno l'economia italiana riuscisse a riprendersi, sarebbe comunque al di sotto dei livelli pre-Covid.

L'impatto della pandemia sull'occupazione

L'impatto della crisi economica nelle diverse città dipende anche dalla presenza dei settori più colpiti dal lockdown in quell'area. Come quello dei trasporti, del turismo o della ristorazione. Secondo Cerved, a febbraio un totale di 3,5 milioni di lavoratori erano impiegate in attività che sono state gravemente colpite dall'epidemia. Si tratta del 42% degli occupati che vivono a Venezia e del 37% che risiedono invece a Torino e la stessa percentuale si conta a Genova. Il 29% è invece di Milano. Questi dati danno solo un'idea degli effetti del virus sull'occupazione. "Credo che nel 2021 molti settori quasi compenseranno le perdite del 2020. Le città devono impegnarsi a investire nel digitale, nell’economia verde, nell’agricoltura urbana, in modo da diventare più resilienti", ha concluso Decaro.

19 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views