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La crisi colpisce anche i giocattoli, famiglie costrette a tagliare sempre più

I giocattoli non si comprano più. O quasi. Tra gennaio e luglio, secondo Assogiocattoli, le vendite sono calate del 3,4% in valore e del 2,4 in volume, a conferma del trend registrato nel 2012 con meno 2% in valore rispetto al 2011.
A cura di B. C.
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La crisi colpisce anche il settore del giocattolo, che, tra gennaio e luglio, fa segnare un calo delle vendite del 3,4% a valore e del 2,4% a volume, confermando la tendenza registrata già nel 2012 (-2% a valore sul 2011). Lo rende noto Assogiocattoli, l'associazione di categoria del settore, che ricorda come i primi 7 mesi abbiano fatto registrare una decremento per il 35% delle vendite complessive del mercato italiano e solo marzo si è mosso in controtendenza (+15,8%) grazie all'anticipo della Pasqua. Eppure fuori dal Belpaese le cose sembrano andare un po' meglio, visto che sono diminuiti rispetto al 2012 i paesi in decrescita e che chi perde lo fa meno che in Italia. E' il caso del Regno Unito (-1,6%) e della Spagna (-1,9%). Bene la Germania e la Francia, che sono cresciute rispettivamente del +4,2% e del +2,0% rispetto ai primi 7 mesi del 2012.

Se la crisi non risparmia nessuno, neppure i più piccoli, il motivo è da ricercare anche nell'ininterrotta crescita di spese obbligate (quelle per casa, auto, trasporti, assicurazioni, carburanti, energia ecc.) che costringono ogni nucleo familiare a sborsare 6.500 euro l'anno. Nel ’92 erano 2700. Il reddito disponibile pro capite, inoltre, è tornato ai livelli del 1987: 17.300 euro. "La ripresa è solo un annuncio – dice Carlo Sangalli, presidente Confcommercio – imprese e famiglie restano ancora in attesa. Il cuneo fiscale è una delle priorità ma l’aumento Iva va a colpire le fasce deboli".

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