La Commissione Ue presenta il pacchetto di norme sui rider, Von der Leyen: “Servono pari diritti”
Più diritti per i rider e i lavoratori della gig economy. La Commissione europea ha deciso di intervenire, dopo la richiesta arrivata dal Parlamento Ue e non solo, proponendo una serie di misure per migliorare le condizioni di lavoro nelle piattaforme e per promuovere una crescita sostenibile del settore. Protezione e diritti sono le parole chiave. La proposta consiste in un elenco di criteri, che vanno dal livello di retribuzione all'orario di lavoro, fino al codice di abbigliamento. A illustrarla sono stati questa mattina il vicepresidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, e il commissario europeo al Lavoro, Nicols Schmit. "I lavoratori delle piattaforme digitali devono avere lo stesso livello di tutele che hanno gli altri lavoratori se svolgono lavoro dipendente – ha sottolineato Dombrovskis – Le piattaforme di lavoro digitali hanno un grande potenziale di innovazione, ma le persone che forniscono questi servizi hanno spesso scarso accesso alle protezioni sociali. La direttiva proposta dalla Commissione vuole porre rimedio a questa situazione".
La stima della Commissione rileva che sono 28 milioni i lavoratori delle piattaforme, ma potrebbero arrivare a 43 milioni entro il 2025. Inoltre, secondo una valutazione preliminare dell'impatto della direttiva, con le nuove norme fino a 4,1 milioni di rider e lavoratori della gig economy, sui 5,5 milioni considerati erroneamente autonomi, potrebbero cambiare status lavorativo. "Nessuno sta cercando di uccidere, fermare o ostacolare la crescita delle piattaforme, siamo tutti impegnati nello sviluppo di questa economia perché corrisponde a una domanda nella nostra società, e vogliamo che prosperi – ha aggiunto Schmit – Ma questo modello di business dovrebbe anche adattarsi ai nostri standard, compresi quelli sociali".
Questa mattina è intervenuta anche la presidente della Commissione europea, Ursula Von der Leyen: "Le nuove forme di lavoro devono avere pari diritti e questa è la proposta di ieri sui lavoratori delle piattaforme, per definire se sono lavoratori autonomi o dipendenti e in questo caso la sicurezza sociale è un pilastro del mercato unico Ue – ha spiegato alla plenaria del Comitato Economico e Sociale Europeo – Sappiamo che il mondo del lavoro sta cambiando rapidamente con le piattaforme e penso sia molto importante che ci adattiamo, ma non adatteremo mai i nostri valori, che sono universali".
La risoluzione del Parlamento europeo sui rider
Per sollecitare l'intervento della Commissione europea era arrivata anche una risoluzione del Parlamento Ue, molto attento alla questione lavorativa, come dimostra il recente via libera sul salario minimo. "I lavoratori delle piattaforme digitali sono spesso erroneamente classificati come lavoratori autonomi, privandoli dell'accesso alla protezione sociale e ad altri diritti del lavoro", affermavano a metà settembre i deputati in una risoluzione approvata con 524 voti a favore, 39 contro e 124 astensioni. E proprio l'europarlamento aveva chiesto un'inversione di rotta: "Dovrebbero essere i datori di lavoro a dimostrare che non c'è un rapporto di lavoro, piuttosto che viceversa". Proposta accolta dalla Commissione.
Il ministro Orlando: "Grande soddisfazione, priorità per il governo"
"Un risultato che accogliamo con soddisfazione, che recepisce anche le nostre richieste su un tema che rappresenta una delle priorità su cui siamo impegnati e sul quale continueremo a lavorare sia a livello nazionale che europeo", commenta il ministro del Lavoro, Andrea Orlando. "Il pacchetto di misure approvato dalla Commissione Ue per una direttiva che migliori le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori delle piattaforme digitali rappresenta un passo molto importante – sottolinea – Si tratta di una priorità che il nostro governo è impegnato a promuovere a livello nazionale e in sede europea e sulla quale continueremo a impegnarci sostenendone una visione ambiziosa che garantisca tutele a tutti per il presente e il futuro".