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La cartella esattoriale che ti hanno spedito potrebbe essere non valida

Un contenzioso legale sulla gestione delle pec da parte dell’Agenzia delle Entrate ha portato a diverse sentenze di annullamento di cartelle esattoriali. Ora, l’ex Equitalia è intervenuta per rimediare, ma non è chiaro che effetto avrà questa decisione sulle cause già in corso.
A cura di Luca Pons
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L'Agenzia delle Entrate ha inserito nei pubblici registri tutte le caselle Pec utilizzate per mandare le cartelle esattoriali ai contribuenti. Un passaggio strettamente tecnico che in realtà va a correggere un problema sostanziale: le cartelle consegnate da pec "sconosciute" potrebbero essere legalmente inesistenti – non nulle, ma letteralmente inesistenti – e quindi non sarebbe necessario pagarle.

La questione, sollevata dal Messaggero nelle scorse settimane, è legata a una legge che risale al 1994, la numero 53 di quell'anno, all'articolo 3 bis. Questo stabilisce che la notifica per via telematica degli atti deve essere eseguita "esclusivamente utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata" che sia "risultante dai pubblici registri". Se la cartella arriva da una mail non inserita nei tre registri pubblici (IniPec, Reginde e Ipa) si può considerare, appunto, inesistente. Finora, l'unica mail registrata apparente all'Agenzia delle Entrate – Riscossione era la pec protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it. Tutte le altre, invece, non erano iscritte ad alcun registro.

Così, negli ultimi mesi si sono intensificati i ricorsi fatti dai contribuenti: l'Agenzia delle Entrate ha sempre utilizzato pec non registrate, affermando che la legge del 1994 non si applicasse agli atti di riscossione tributaria. I giudici che negli anni hanno dovuto decidere, però, non sempre sono stati della stessa idea. Formalmente, infatti, il contribuente non sarebbe stato in grado di stabilire che non si trattava di una mail ricevuta da un hacker, poiché non avrebbe potuto verificare l'indirizzo.

In particolare, negli ultimi mesi le sentenze che hanno confermato la tesi dei contribuenti sono aumentate. Ad Assisi, in primo grado, un imprenditore si è visto annullare 1,4 milioni di euro di cartelle esattoriali. E le decisioni spesso vanno in questa direzione non solo in primo, ma anche in secondo grado, nelle Commissioni tributarie regionali. Considerando che negli ultimi mesi del 2022 verranno notificate la maggior parte delle caselle rimaste sospese durante la pandemia, è chiaro perché l'ex Equitalia abbia scelto di iscrivere al registro le mail utilizzate.

Ora, però, si pone la questione di come questa decisione influenzerà i procedimenti ancora in corso. L'Agenzia delle Entrate sostiene che "la decisione di pubblicare nel registro Ipa gli indirizzi pec" sia stata presa "per evitare spese e aggravi per contenziosi sua all'ente che agli stessi contribuenti", ma che comunque non ci sia "nessun obbligo di pubblicazione nei pubblici registri o elenchi".

Dall'altra parte, però, per i ricorsi ancora in atto la decisione del Fisco di registrare gli indirizzi mail dopo anni potrebbe apparire come una specie di ammissione di colpa. Sostenere nei processi che non ci sia obbligo di registrazione, infatti, potrebbe essere più difficile dopo aver scelto di procedere con la registrazione stessa.

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