La Bce taglia ancora i tassi d’interesse di 25 punti base, cosa significa per chi ha un mutuo
La Banca centrale europea ha annunciato un altro taglio dei tassi d'interesse di 25 punti base. Per la terza volta, dopo gli l'intervento di giugno e quello di settembre, la Bce abbassa così il costo del denaro. Il tasso di rifinanziamento principale cala fino al 3,40%, quello di rifinanziamento marginale al 3,65%, e soprattutto quello sui depositi (il più influente per i mutui a tasso variabile) al 3,25%.
Anche se è un ribasso contenuto, il fatto che sia il terzo in pochi mesi, e soprattutto il secondo consecutivo dopo poche settimane, conferma l'intenzione della Banca centrale europea: ritornare verso il basso, dopo che i rialzi degli ultimi due anni hanno contribuito a riportare l'inflazione su livelli più ‘normali'.
Dopo il taglio di settembre, gli analisti avevano previsto che ne sarebbe arrivato un altro prima della fine dell'anno. La data ritenuta più probabile era quella del vertice di dicembre, ma nelle ultime settimane si era capito che probabilmente l'abbassamento sarebbe stato anticipato. Poco più di una settimana fa, lo aveva confermato il membro francese del direttivo della Banca, Francois Villeroy de Galhau: "È molto probabile", aveva detto riferendosi a un nuovo intervento già a ottobre. Bisognerà aspettare per capire se un quarto taglio possa arrivare entro l'anno, magari a dicembre.
Perché la Bce ha tagliato di nuovo i tassi di interesse di 25 punti
Concretamente, questa nuova mossa della Bce certifica che ora le economie europee sono in una fase diversa rispetto a quella di inizio anno. Dal 2022 in poi, la stessa Banca centrale aveva alzato bruscamente i tassi: l'obiettivo era limitare l'inflazione, e quindi l'aumento dei prezzi, che in quei mesi aveva raggiunto dei picchi che non si vedevano da decenni. All'inizio del 2024 la situazione era migliorata, le stime dicevano che probabilmente l'inflazione si sarebbe abbassata, ma non ce n'era la certezza.
Oggi, quel risultato è stato decisamente raggiunto. In Italia, dove l'inflazione è tra le più basse, siamo sotto l'1% mentre due anni prima si superava il 10%. Nella zona Euro, la previsione della Bce è che si arriverà sotto il 2% nel 2026. Così, sono partiti i tagli graduali, mentre diversi esponenti politici chiedevano di fare più in fretta. A beneficiarne, come già avvenuto negli scorsi mesi, dovrebbe essere soprattutto chi ha bisogno di un prestito, o chi sta già pagando le rate di un mutuo a tassi variabili.
Chi ci guadagna e cosa cambia per mutui a tasso fisso o variabile
Infatti, i tassi d'interesse della Bce spingono le banche ad alzare o abbassare i tassi offerti ai propri clienti. Con il ribasso di oggi, insieme a quelli degli scorsi mesi, la direzione è chiara e quindi è sempre più probabile che chi deve accendere un mutuo trovi dei tassi minori rispetto, ad esempio, a un anno fa.
Chiaramente, se si parla di mutui a tasso fisso la questione riguarda solo chi deve chiedere un nuovo prestito. Chi invece sta già pagando le rate non vedrà nessuna differenza, dato che il tasso è, appunto, fisso. Se si cerca un mutuo, invece, si noterà che le offerte si sono lentamente abbassate negli scorsi mesi. Tendenzialmente, i mutui a tasso fisso hanno delle condizioni più costose perché, in cambio, offrono la certezza che l'importo della rata non cambierà anche se i tassi d'interesse dovessero tornare a crescere.
Dall'altra parte, i mutui a tasso variabile saranno i più influenzati. Sia che si debba cercare un nuovo prestito, sia che si stiano già pagando le rate. L'importo dei pagamenti, infatti, è definito dall'andamento dei tassi d'interesse. E così, anche se l'abbassamento non sarà istantaneo e non sarà identico per tutte le banche, le condizioni miglioreranno progressivamente. Resta da vedere se la Bce deciderà di proseguire con un nuovo taglio prima della fine dell'anno, o se invece deciderà di fermarsi per il momento.