Dopo le polemiche delle ultime settimane (con le critiche nemmeno tanto velate del Fondo Monetario Internazionale) e le oscillazioni dei mercati, la Banca Centrale Europea sembra essere finalmente pronta ad intervenire in maniera energica. Infatti, dal bollettino mensile della BCE emerge un nuovo impietoso ritratto della situazione complessiva, ma anche una (stavolta) vera disponibilità a muoversi in maniera rapida per contrastare la crisi e la speculazione. Secondo quanto riportato, in effetti le "condizioni base" restano estremamente preoccupanti con gli indicatori che mostrano per l'Eurozona possibili "ulteriori perdite di posti di lavoro, a ritmo sostenuto, sia nell'industria sia nei servizi all'inizio del terzo trimestre del 2012"; situazione dovuta ad una debole espansione economica dell'intera area euro "in un contesto di persistenti tensioni nei mercati finanziari e maggiore incertezza che gravano sul clima di fiducia". Non manca un'analisi generale che rimanda alle radici della frattura:
La crisi del debito sovrano riguardava inizialmente gli andamenti avversi delle finanze pubbliche greche, ma si è poi estesa a Irlanda e Portogallo; in seguito, anche la Spagna e l'Italia sono state oggetto di un più attento scrutinio da parte dei mercati. La mancanza di fiducia riguardo alla determinazione dei Governi nell'affrontare la crisi, insieme all'assenza di un meccanismo di risoluzione efficace, si è poi trasmessa ad altri Paesi, in un fenomeno conosciuto come contagio
Tali condizioni devono spingere a misure concrete e di grande impatto. In particolare la Banca Centrale Europea sarebbe pronta finanche ad interventi non convenzionale, nel solco di quanto ribadito pochi giorni fa da Mario Draghi sull'irreversibilità del processo che ha portato alla creazione della moneta unica. In tal senso l'attività dei governi deve prevedere la possibilità di "attivare l'efsf / mes nel mercato obbligazionario in caso di circostanze eccezionali nei mercati finanziari e di rischi per la stabilità finanziaria, nel rispetto di condizioni rigorose ed efficaci in conformità con le linee guida stabilite". Accanto a misure di questo tipo, non vanno tralasciate le riforme strutturali, con "correzioni nell’ambito delle finanze pubbliche, degli squilibri macroeconomici e della stabilità finanziaria". Un discorso che riguarda in primo luogo Italia e Spagna, con il Belpaese che deve fare i conti anche con un "netto deterioramento della valutazione del rischio di credito delle imprese", nonché con l'aumento del tasso di insolvenza delle imprese che resta fonte di grande preoccupazione.