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La Bank of England ha più paura della Brexit di quanto i mercati pensassero

La Bank of England, a sorpresa, taglia i tassi sulla sterlina al nuovo minimo storico (0,25%), fa ripartire gli acquisti di bond sul mercato e avvia un programma di acquisto di corporate bond. Il suo numero uno, Mark Carney, spiega: la Brexit sta già avendo un impatto “materiale” e negativo sulla crescita, siamo pronti a ulteriori misure se necessario…
A cura di Luca Spoldi
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Le ultime parole famose: chi aveva tratto auspici positivi dal fatto che finora la Brexit non sembrava aver spaventato eccessivamente i mercati, fatto salvo il settore immobiliare che ha in effetti registrato un flusso di disinvestimenti netti che non si vedeva dalla crisi finanziaria del 2009, deve ricredersi. Nella riunione terminata stamane del comitato monetario la Bank of England ha deciso all’unanimità (9 a 0) di tagliare i tassi al nuovo minimo storico dello 0,25% e di far ripartire il programma di quantitative easing per di più estendendolo ad acquisti non solo di titoli di stato ma anche di corporate bond.

Nel dettaglio, il costo del denaro passa dallo 0,5% su cui si manteneva dal 2009 allo 0,25% e per essere certa che il taglio dei tassi si trasmetta all’economia reale le Bank of England ha anche lanciato un nuovo “Term Funding Scheme” che la porterà a offrire prestiti a banche e società immobiliari a tassi prossimi al tasso ufficiale. In più il programma di quantitative easing, fermo da tempo, riparte con acquisti di bond sul mercato per altri 60 miliardi di sterline entro i prossimi 6 mesi, cifra che innalza il limite massimo dai 375 miliardi, raggiunto da tempo, a 435 miliardi.

A fianco alla riapertura del “vecchio” quantitative easing ne arriva un secondo nuovo di zecca, concentrato sui bond corporate per un massimo di 10 miliardi di sterline nell’arco dei prossimi 18 mesi. Gli emittenti dei corporate bond non saranno necessariamente società britanniche, ma dovranno essere gruppi che contribuiscono “materialmente” alla crescita economica britannica. La doppia decisione ha sorpreso gli analisti che prevedevano potessero essere prese in considerazioni tutte le ipotesi ma non contemporaneamente.

Del resto annunciando la sua decisione la banca centrale di Sua Maestà ha anche tagliato in misura decisa le proprie stime sul Pil per il 2017, portandole da +2,3% a +0,8%, e per il 2018, da +2,3% a +1,8% (mentre ha confermato una previsione di crescita per il 2016 del 2%). Molti analisti hanno subito commentato positivamente la decisione, sottolineando però anche come da sola la politica monetaria possa alleviare i timori degli investitori ma non sostituirsi a una politica fiscale espansiva se si vuole sostenere la ripresa mettendola al riparo dalle incertezze post-Brexit.

Forse anche per questo nella successiva conferenza stampa Mark Carney, governatore della Bank of England, è stato particolarmente chiaro: al primo taglio dei tassi da sette anni a questa parte potrebbero seguire ulteriori misure distensive se fosse necessario, anche arrivando ad addentrarsi nel territorio dei tassi negativi già esplorato, con cautela, dalla Banca centrale europea e che però rischia di produrre conseguenze “non volute” di portata almeno pari a quelle che cerca di evitare, contribuendo a distruggere i rendimenti futuri del risparmio, anche previdenziale.

Carney ha peraltro chiarito che non c’erano davvero molte alternative: “Abbiamo preso queste decisioni perché lo scenario economico è mutato in modo marcato”, tanto più che “gli indicatori sono caduti sensibilmente, in molti casi a livelli che non si vedevano dalla crisi finanziaria e in qualche caso segnando nuovi minimi storici”. Commentando la decisione e la successiva reazione della sterlina, subito indebolitasi contro dollaro ed euro, Timothy Graf, strategista di State Street Global Markets, ha notato come la Bank of England sia sembrata più preoccupata “per la prospettiva di una recessione profonda di quanto la mancanza di azioni del mese scorso abbia lasciato intendere”.

Sono sorpreso che la Bank of England abbia deciso di implementare diverse misure per affrontare il problema in una fase così precoce – ha concluso l’esperto – ma dati i cali decisi che abbiamo già visto nei sondaggi, probabilmente anticipa altre cattive notizie”. Insomma, la tempesta perfetta legata alla Brexit non si è ancora vista, ma non è detto che si debba attendere molto oltre l’estate per scorgerla. Basterà a far cambiare idea al governo britannico o quanto meno a rendere il più possibile conciliante la posizione inglese, così da concludere con le minori frizioni possibili negoziati di separazione “consensuale” tra Regno Unito e Ue che si preannunciano lunghi e spigolosi?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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