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L’Unione Europea vuole uccidere il vino italiano liberalizzando le etichette

Il nuovo regolamento al vaglio dell’Unione europea punta a liberalizzare l’etichettatura dei vini. Risultato? Potremmo avere Aglianico, Lambrusco, Brachetto, Falanghina o Sangiovese anche in altri paesi europei. Coldiretti: “Grave rischio per l’industria vitivinicola italiana”.
A cura di Redazione
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Aglianico della Romania? Barbera di Spagna? Lambrusco di Croazia? Potrebbero essere le future etichette di numerosi vini venduti anche in Italia, se avrà seguito la revisione delle norme che disciplinano l'etichettatura dei vini da parte dell'Unione europea. L'allarme lo lancia Coldiretti: l'Italia – dice – rischia tre miliardi d'euro. Già: tanto valgono i vini Made in Italy identificati da denominazioni che rischiano ora di essere di essere scippate all’Italia se la Commissione Europea consentirà anche ai vini stranieri di riportare in etichetta nomi quali Aglianico, Barbera, Brachetto, Cortese, Fiano, Lambrusco, Greco, Nebbiolo, Picolit, Primitivo, Rossese, Sangiovese, Teroldego, Verdicchio, Negroamaro Falanghina, Vermentino o Vernaccia, solo per fare alcuni esempi. "Una concorrenza sleale che – riferisce la Coldiretti – fa gola a competitor tradizionali come la Spagna ma anche a Paesi emergenti nel panorama viticolo comunitario che vorrebbe equiparare l'uso di vitigni internazionali come Chardonnay e Merlot con gli autoctoni che caratterizzano il Vigneto Italia che può contare su ben 500 varietà di uve da vino".

Vini italiani, il nuovo regolamento dell'Unione europea

"Nella fase di preparazione della proposta di modifica dell'attuale regolamento europeo, la Direzione generale Agricoltura e Sviluppo Rurale della Commissione europea ha ipotizzato infatti – spiega la Coldiretti – di liberalizzare l'uso nell'etichettatura di tutti i vini, compresi quelli senza indicazione geografica, di quei nomi di varietà che oggi sono riservati in virtù delle norme comunitarie vigenti". Risultato? Avremmo quella che il sodalizio dei coltivatori diretti definiscono una "pericolosa banalizzazione di alcune tra le più note denominazioni nazionali".

La produzione del vino in Italia nel 2015

L’Italia nel 2015 ha sorpassato la Francia ed è diventata il primo produttore mondiale di vino con un quantitativo di produzione stimato a 48,9 milioni di ettolitri secondo l’analisi della Coldiretti sulla base dei dati della Commissione Europea che attesta un calo dell’uno per cento dei raccolti in Francia dove la produzione si dovrebbe essere fermata a 46,6 milioni di ettolitri mentre al terzo posto vi è la Spagna con 36,6 milioni di ettolitri in calo del 5 per cento. La produzione nostrana è destinata per oltre il 45 per cento – continua la Coldiretti – ai 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc) e ai 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), quasi il 30 per cento ai 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante a vini da tavola. L’andamento della vendemmia è stato accompagnato da un risultato storico sul lato delle esportazioni che hanno raggiunto il record di 5,4 miliardi con un incremento del 6 per cento in valore, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat relative ai primi dieci mesi del 2015. In Italia – conclude la Coldiretti – il vino genera quasi 9,5 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che dà occupazione a 1,25 milioni di persone.

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