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L’Ocse certifica il primato negativo dell’Italia: il nostro Pil è l’unico a calare tra i G7

Il Pil del nostro Paese, sceso del 3,7% annuo nell’ultimo trimestre 2012, continuerà a contrarsi sia nel primo sia nel secondo trimestre del 2013, unico tra i Paesi del G7. Lo scrive l’Ocse nel suo Interim Assessment: “L’Italia ripartirà fra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo”.
A cura di Biagio Chiariello
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Il Pil dell'Italia, sceso del 3,7% annuo nell’ultimo trimestre 2012, registrerà una ulteriore flessione congiunturale dell'1,6% nel primo trimestre del 2013, per poi calare di un altro 1% nel secondo trimestre, per quello che il dato peggiore dell'area G7. Lo scrive l'Ocse nel suo Interim Assessment. Solo la Francia farà segnare una contrazione nel primo trimestre pari allo 0,6%, comunque più lieve rispetto all'economia del Belpaese, per poi comunque tornare a crescere di uno 0,5% nel secondo trimestre. Dunque a parte l'Italia e nessuna economia tra quelle dei sette paesi più industrializzati registrerà flessioni sul secondo trimestre. Per l'economia italiana "si conferma una crescita generalmente negativa quest'anno, ma si tratta di una recessione che si sta avviando alla fine con un ritorno alla crescita positiva fra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo". Così all'ANSA il vice-segretario generale e capo economista dell'Ocse Pier Carlo Padoan. L'organizzazione internazionale richiama anche nuovamente l'Italia, assieme agli altri paesi dell'area euro finiti sotto pressione dei mercati negli ultimi anni (Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna) a "riforme strutturali" volte a fornire "una solida base per la ripresa della competitività e per un incremento dell'occupazione, una volta che la domanda sarà risalita". Ad ogni modo nel rapporto si parla di "considerevoli progressi" compiuti sul fronte della riduzione dei deficit strutturali e viene spiegato come nella maggioranza dei paesi dell'area euro la gran parte dell'aggiustamento fiscale richiesto dopo la crisi è già stato intrapreso. L'Ocse evidenzia anche come la crisi di Cipro sia ”un caso eccezionale” ma “mostra l’importanza di affrontare le crisi bancarie in modo diretto e decisivo, ma anche di mettere in campo le giuste istituzioni a livello di area euro per mantenere la stabilità” delle banche. Serve rapidamente, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo, “implementare un sistema comprensivo di supervisione bancaria comune, con sistemi chiari di risoluzione delle crisi e meccanismi di supporto, come parte di un processo per rimettere le banche in buona salute”.

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