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L’Iva fa impennare i prezzi: a ottobre l’inflazione al 3,4%

Secondo i dati provvisori dell’Istat l’indice dei prezzi al consumo è aumentato sia rispetto a settembre che su base annua. A pesare sui prezzi è la nuova manovra economica, soprattutto l’incremento dell’aliquota Iva dal 20% al 21%.
A cura di Antonio Palma
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Secondo i dati provvisori dell’Istat l’indice dei prezzi al consumo è aumentato sia rispetto a settembre che su base annua. A pesare sui prezzi è la nuova manovra economica, soprattutto l’incremento dell’aliquota Iva dal 20% al 21%.

Quello che in molti temevano è accaduto, l’introduzione dell’aumento dell’Iva dal 20 al 21%, con la manovra finanziaria di questa estate,  ha prodotto un incremento notevole dei prezzi al consumo. A darne nota il nuovo rapporto dell’Istat per il mese di ottobre. Secondo i dati provvisori diffusi oggi, infatti, l’indice nazionale dei prezzi al consumo (NIC) è aumentato dello 0,6% rispetto a settembre e del 3,4% rispetto allo stesso periodo del 2010.

Il dato congiunturale così elevato sui prezzi al consumo è proprio il frutto dei provvedimenti messi in atto dal Governo con la manovra economica, soprattutto l’innalzamento dell’aliquota Iva ordinaria. A dirlo è lo stesso istituto di statistica spiegando il peculiare aumento dei prezzi dell’ultimo mese.

La crescita dei prezzi a ottobre colpisce soprattutto i beni  (+3,8%) con un +0,5% rispetto a settembre, diversamente dai prezzi dei servizi scesi dello 0,1% sempre su base congiunturale. Ad influire sono soprattutto i beni energetici che da mesi ormai pesano in maniera sostanziosa sulle tasche degli italiani. Soprattutto i prezzi dei carburanti sembrano non voler calare mai e, come previsto, anche questo mese registrano un +1,4% anche a causa dell’elevata tassazione.

Solo i prezzi dei servizi fanno segnare su base mensile una lieve diminuzione, ma solo per effetto della contemporanea stabilità dei prezzi di quelli ricreativi, culturali e per la cura della persona e per la lieve diminuzione di quelli dei trasporti (-0,3%). Ma in realtà questi ultimi sono quelli che negli ultimi mesi hanno avuto gli incrementi maggiori, infatti, su base tendenziale i prezzi dei trasporti sono saliti del 7,1% e solo ora stanno subendo un live decremento.

Il vincolo del risanamento dei conti pubblici, insomm, ha provocato una irrimediabile impennata dei prezzi. Certamente in questo nuovo regime fiscale molti sono quelli che si sono inseriti  per speculare e ritoccare al rialzo i prezzi  in maniera ingiustificata. Un aumento dell’1%, infatti, non può giustificare del tutto ciò che è accaduto in questi mesi, cioè i commercianti, come avvenuto con l’introduzione dell’euro, hanno applicato il solito arrotondamento per eccesso. Così su un prodotto che con le nuove tariffe avrebbe dovuto subire un aumento di 3 centesimi  lo paghiamo invece anche 10 centesimi in più.

Purtroppo a subire gli aumenti anche beni di prima necessità come pane e pasta nonostante su di essi non vi fosse alcuna maggiorazione dell’Iva. Ciò anche per via dell’aumento dei costi delle lavorazioni sui cui pesano a loro volta i prezzi dei carburanti. L’inflazione acquisita in Italia dunque per il 2011 si attesta al 2,7%. Tra aumenti dei prezzi dovuti alle nuove norme e rincari ingiustificati dei soliti furbetti, a farne le spese sono sempre i salariati le cui paghe continuano a restare di molto inferiore all’aumento del costo della vita. In questo modo invece di aiutare la crescita si sta soltanto ottenendo un ristagno dei consumi, visto che ogni mese che passa, spendendo gli stessi soldi, ci si ritrova nel carrello della spesa sempre qualcosa in meno.

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