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Opinioni

L’Europa si prepara a ballare il sirtaki

Due segnali in arrivo da e per la Grecia: da un lato accelera la corsa al ritiro dei depositi bancari, dall’altro la Merkel pare pronta a tendere la mano a Tsipras. Morale: non ci sarà alcuna uscita dall’euro, ma forse maggiore flessibilità in Europa.
A cura di Luca Spoldi
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Due segnali importanti in arrivo da e per la Grecia (e per l'Eurozona tutta), che dovrebbero far riflettere tutti coloro che ancora si affannano a suggerire un’uscita “volontaria” dell’Italia dall’euro come panacea di ogni male, ricetta bizzarra anziché no che lascia intendere che l’unica colpa della classe “digerente” tricolore, politica ed economica che sia, è stata imbarcarsi in un’avventura per la quale non era attrezzata e non, come è, di non aver mai saputo riformare gradualmente un paese rimasto ancorato ad un periodo storico a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta che ormai è parte della storia, non del presente e certamente non dell’avvenire. Il primo segnale arriva dalla Grecia, dove si iniziano a notare segnali di una corsa agli sportelli che presumibilmente proseguirà fino alle elezioni di fine mese ed oltre.

Secondo quanto ha riferito l’agenzia Reuters, due banche greche, Alpha Bank ed Eurobank, hanno fatto ricorso ai finanziamenti “Ela” (Emergency liquidity assistance) che la banca centrale greca può erogare in caso di tensioni sulla liquidità. Si noti che, al pari di tutte le banche dell’Unione europea, le banche greche di norma si rifinanziano ricorrendo ai prestiti forniti dalla Bce, dietro presentazione di collaterali, ottenendo così capitali a costi estremamente contenuti (la Bce fa pagare lo 0,05% di tasso lordo annuo ai partecipanti alle operazioni principali di rifinanziamento, lo 0,30% per le operazioni marginali) e comunque inferiori a quelli applicati per l’Ela, che costano attorno al 2%. A fine dicembre i finanziamenti erogati dalla Bce alle banche greche erano saliti a 63,23 miliardi di euro (dai 60,68 miliardi di un mese prima), quelli attraverso l’Ela a 9,79 miliardi (dai 9,42 miliardi di fine novembre).

Ora le due banche greche avrebbero fatto ricorso ad oltre 5 miliardi di ulteriori finanziamenti, portando dunque il totale delle linee di credito erogate dall’Ela a quasi 15 miliardi di euro e la domanda che molti si fanno è: quando terminerà la corsa al rifinanziamento (o, in alternativa: quando terminerà la corsa al ritiro dei depositi da parte degli investitori greci)? La risposta è: quando Alexis Tsipras, leader di Syriza, troverà un accordo con la “troika” Ue-Bce-Fmi per riscadenziare (formalmente, perché di fatto si tratterà di rendere virtualmente irredimibile almeno la parte di aiuti finanziari ricevuti a suo tempo dalla Ue) il debito contratto durante il “bailout” avviato nel 2010 in piena crisi del debito sovrano, debito pari a 22 miliardi di euro complessivamente e che già oggi ha una durata media di 32,38 anni (per dire: la scadenza più lunga sulla quale si rifinanzia il Tesoro italiano è di 30 anni e a fine settembre la vita media residua dell’intero stock di titoli di statto era pari a 76,63 mesi, circa 6,38 anni) ad un tasso dell’1,5%.

Secondo segnale, in arrivo da Berlino: la Cancelliera Angela Merkel, secondo fonti citate dall’agenzia Bloomberg, è “convinta” che Tsipras continuerà a fare affari con gli altri governi dell’euro zona, ossia che abbandonerà i toni apocalittici da campagna elettorale, in primis la minaccia di una “uscita dall’euro” che è minaccia solo sulla carta, perché anche senza tener conto dell'ulteriore fuga dalle banche greche un’eventuale “nuova dracma” (o “nuova lira”, nel caso qualcuno ancora non lo avesse capito che andrebbe a finire nello stesso modo) crollerebbe immediatamente, come si è visto ieri quando la Banca nazionale svizzera ha tolto il sostegno all’euro/dollaro mantenuto dal settembre 2011, vedendo immediatamente schizzare all’insù il franco svizzero (o all’ingiù l’euro, a seconda di come preferiate pensare) di un 20%, fino a una sostanziale parità tra le due monete.

Un livello, si noti, al quale per gli analisti del Credit Suisse l’euro è “ampiamente a buon mercato”, ossia sottovalutato, ma che “non si può escludere” possa essere forato al ribasso “in caso di un allentamento della politica monetaria della Bce superiore alle attese” del mercato (ossia di un programma di acquisto di bond superiore ai 500 miliardi di cui si è scritto in queste settimane). Una marcata svalutazione e un'immediata e ulteriore corsa al ritiro dei depositi bancari per un paese privo sostanzialmente di esportazioni rischierebbe da un lato di rappresentare l’innesco per una spirale inflazionistica in grado di rimangiarsi ben presto ogni supposto beneficio, in termini di “competitività” o “attrattività” della Grecia per investimenti dall’estero (anche solo limitati al settore turistico), dall'altro di essere prodromo di una nuova fase recessiva con tutto quel che ne conseguirebbe in termini di tensioni sociali.

Anche per un paese come l’Italia, che pure potrebbe beneficiare in termini di maggiori esportazioni, un simile mix rischierebbe di rappresentare una violenta e subitanea riduzione del potere d’acquisto della famiglie (non fosse altro per il prevedibile rincaro dell’energia e dei costi a essa collegati ) e un danno marcato per gli importatori (con conseguenti ulteriori turbolenze anche sul mercato del lavoro). Morale della storia: Tsipras probabilmente cercherà di dar vita a un nuovo “new deal” all’interno delle regole europee (cosa che ricorda molto la ricerca di Matteo Renzi di forme di flessibilità ugualmente all’interno delle regole ), la Germania abbozzerà e allenterà ulteriormente il proprio rigore, l’Europa potrebbe avere qualche spazio in più per ripartire. Se son rose fioriranno, dopo tutto dopo l’inconcludente semestre italiano anche una minima flessibilità “alla greca” potrebbe aiutare, indirettamente, anche l’ex “bel paese” a cercare di inseguire una ripresa che resta fin troppo sfuggente. Non c’è da farsi illusioni ma neppure da stracciarsi le vesti, per ora.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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