Qatar sempre più isolato, anche nel mondo arabo: è di oggi la notizia che Arabia Saudita, Bahrein, Emirati Arabi Uniti, Egitto e Yemen hanno interrotto le relazioni diplomatiche con l’emirato e, nel caso dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e del Bahrein, hanno anche decretato l’espulsione, entro 14 giorni, di tutti i cittadini di Doha e bloccato i voli da e per l’emirato.
L’accusa, esplicita, è che Doha finanzi gruppi terroristici islamici come i Fratelli Musulmani, ma anche Al-Qaeda e l’Isis, tutti gruppi che, secondo i sauditi e i loro alleati, godono dell’appoggio di Teheran, impegnata da anni in un braccio di ferro proprio con Riad nel tentativo di diventare lo stato egemone del Medio Oriente. Lo scontro tra Arabia Saudita e Iran si era del resto più volte evidenziato anche in sede Opec, con Teheran che a lungo aveva ostacolato l’accordo per ridurre la produzione di greggio che il cartello di Vienna ha poi raggiunto a inizio anno assieme a Mosca e che ha di recente esteso sino a marzo del prossimo anno.
Una mossa che non è finita finora a far riguadagnare terreno alle quotazioni petrolifere, che anzi anche oggi calano col Wti texano che oscilla sui 47,15 dollari al barile a il Brent del Mare del Nord sui 49,29 dollari al barile. Visto che l’euro si mantiene attorno a 1,125-1,127 contro dollaro questo significa che nei prossimi giorni potrebbero verificarsi nuovi ribassi del prezzo della benzina anche in Italia, in questi giorni mediamente già calati a 1,549 euro al litro (1,395 euro nel caso del carburante per motori diesel).
Una buona notizia per gli automobilisti italiani, ma proprio le incertezze sul destino del Qatar (che oltre al petrolio possiede la più grande riserva conosciuta di gas naturale al mondo) potrebbero portare a qualche contraccolpo nelle prossime settimane. Tamim bin Hamad al-Thani, emiro del Qatar dal 2013, proprietario del Paris Saint-Germain, sponsor del Barcellona e tra i principali promotori dell’assegnazione all’emirato dei Mondiali di Calcio 2022, potrebbe secondo alcuni fare un passo indietro come fece quattro anni fa suo padre, Hamad bin Khalifa Al Thani, sempre su pressione dei sauditi.
Ma le ripercussioni di questo stato di tensione in Medio Oriente potrebbero non fermarsi qui: Al Thani in questi anni ha fatto molti investimenti in Europa e in Italia dall’immobiliare alla moda, allo sport. Per capire l’ordine di grandezza di cui stiamo parlando, basti dire che Qatar Investment Authority (Qia, il fondo sovrano creato nel 2005) dispone di un patrimonio superiore ai 300 miliardi di dollari in beni distribuiti in tutto il mondo, tra cui il 6,65% di Airbus Group, il 15,1% del London Stock Exchange, il 17% di Volkswagen, il 12,8% di Lagardère, il 5,2% del Credit Suisse, il 10% di Deutsche Bank.
In Italia Qia possiede attività per oltre 150 miliardi di euro avendo investito in particolare nel settore immobiliare, da Porta Nuova a Milano agli hotel Four Season e Gallia, sempre a Milano ad alberghi e complessi turistici in Costa Smeralda, ad alberghi di lusso come il Baglioni e il St Regis Florence a Firenze piuttosto che il Westin Excelsior e il Grand Hotel St Regis a Roma, oltre a Palazzo Gritti a Venezia. Nel 2012 il Qatar attraverso la finanziaria Mayhoola for Investment ha anche acquistato celebri marchi di moda italiani come Valentino e Pal Zileri.
L’interscambio commerciale tra Italia e Qatar aveva toccato un picco nel 2012 per poi frenare nel biennio successivo, salvo tornare a salire dal 2015 (quando ha toccato i 2,4 miliardi di euro, riequilibrandosi a favore dell’Italia. I prodotti italiani maggiormente apprezzati nell’emirato oltre ai macchinari,ai prodotti intermedi per le costruzioni e alle apparecchiature elettriche ed elettroniche, sono i capi d’abbigliamento, le calzature e la pelletteria, ma anche la gioielleria, gli oggetti d’arredamento, per non parlare delle grandi commesse vinte dalle imprese italiane nei settori delle infrastrutture (per la costruzione di stadi e metropolitane).
Un mercato molto ricco che ha finora fatto chiudere un occhio, se non due, ai più volte affiorati sospetti di un sostegno, quanto meno economico, a molti gruppi estremisti. I più recenti attentati che hanno coinvolto le maggiori capitali europee sembrano portare la “firma” di alcuni di tali gruppi e rendono sempre più a rischio il mantenimento di relazioni economiche se non sarà garantita l’interruzione di ogni forma di sostegno al terrorismo medio orientale, la cui esistenza dipende direttamente dagli ingenti flussi di finanziamenti garantiti direttamente o indirettamente da alcune delle case regnanti medio orientali.