L’allarme dell’Ocse sull’Italia: “Famiglie e giovani sempre più poveri”
"Il reddito annuale della famiglia media italiana è calato di 2.400 euro tra il 2007 e il 2012, quasi il doppio della media della zona euro (1.100 euro)". Lo si legge nel rapporto annuale sugli indicatori sociali dell'Ocse, con l'organizzazione parigina che spiega come la perdita di reddito sia legata al "deterioramento del mercato del lavoro,soprattutto per i giovani". Ma per la fascia d'età 18-25, i problemi giungono anche dalla "debole protezione per chi ha problemi lavorativi", aggiunge l'Ocse: nel 2011, il 13,2% ha dichiarato di non potersi permettere di comprare cibo a sufficienza (contro il 9,5% nel 2007) e il 7,2% di aver rinunciato a far ricorso a delle cure mediche per motivi economici. Basti pensare che in tre anni, tra il 2007 e il 2010, il tasso di povertà (fascia d'età 18-25) è infatti cresciuto di tre punti percentuali, arrivando al 15,4%, e quello degli under 18 è salito di due punti, raggiungendo il 17,8%. Giovani e giovanissimi sono così diventati le fasce d'età con il tasso di povertà più elevato, davanti ai quarantenni (13,4%) e agli over 75 (11,7%). Una tendenza che, secondo gli esperti Ocse, si sta confermando anche per gli anni successivi. Le difficoltà dei giovani sono ben rappresentate anche dai Neet, cioè quelli che non sono iscritti a scuola né all'università, che non lavorano e che nemmeno seguono corsi di formazione o aggiornamento professionale: il loro numero è infatti aumentato di 5 punti tra il 2007 e il 2012, arrivando a quota 21,1%. Un dato che risulta il terzo tra i Paesi aderenti all'organizzazione, dopo Turchia (26,7%) e Grecia (27,3%).
Una situazione di estrema difficoltà, nella quale però l'Ocse riesce comunque ad offrire un messaggio di speranza. "Le e recenti proposte di riforma del mercato del lavoro e l’estensione del sistema di previdenza sociale rappresentano degli importanti passi nella giusta direzione", sottolinea l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Peraltro il nostro Paese era arrivato alla crisi finanziaria "con un sistema di previdenza sociale scarsamente preparato" al boom di povertà e disoccupazione. Allo stesso tempo, però, con il sistema attuale, si legge nel rapporto, "meno di 4 disoccupati su 10 ricevono un sussidio", e l’Italia è la sola in Europa insieme alla Grecia non avere "un comprensivo sistema nazionale di sussidi a basso reddito". C’è quindi il rischio che "le difficoltà economiche e le disuguaglianze diventino radicate nella società".