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Opinioni

Italia, quando arriverà la svolta?

L’Italia è in crisi, le aziende in affanno, la gente sempre più stanca e disillusa. Ma la classe dirigente italiana non mostra alcun segno di ravvedimento e continua a vivere di tatticismi rinviando ogni decisione strategica.
A cura di Luca Spoldi
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Senato - seduta inaugurale XVII legislatura

Ditemi voi se è normale che un paese, come l'Italia, in cui il debito pubblico è ormai pari a 2.022,7 miliardi (dato di fine gennaio diffusi oggi dalla Banca d’Italia), ossia al 130,5% del Pil stimato a fine 2013 (a fine 2012 era “solo” il 127%), con un ulteriore incremento di 34 miliardi di euro legato in misura preponderante all’onere per il rinnovo del debito stesso più che a nuovo fabbisogno (a gennaio pari a 0,9 miliardi), la classe “dirigente” perda tempi in tatticismi e non trovi un accordo per varare poche ma importanti riforme strutturali di cui il paese avrebbe bisogno. Quali? Per esempio un set di regole che riduca il cuneo fiscale almeno per le nuove imprese e per coloro che assumono lavoratori a tempo indeterminato (senza che questo voglia automaticamente dire il ritorno al “posto a vita” che, lo so, fa molto “choosey” anche se, sospetto, offre una serie di ricadute positive ad esempio sul fronte dei consumi riducendo l’incertezza circa il proprio futuro), ovviamente riducendo di pari passo alcune spese e ridefinendo i confini di ciò che è opportuno e possibile che resti pubblico. Oppure una liberalizzazione delle “libere professioni” che in Italia sono in realtà tutte protette da “barriere d’ingresso” più o meno elevate e tese a diminuire per quanto possibile la concorrenza, cosa che non ha mai fatto bene allo sviluppo di un settore né di un paese (ma che evidentemente sta molto a cuore agli “insider”).

Eppure così è ed in Parlamento prosegue la stanca replica delle stesse pantomime cui abbiamo già assistito nelle precedenti quindici legislature dal secondo dopoguerra ad oggi e si proseguirà almeno sino a domani, per poi passare alle “consultazioni” tra il Presidente della Repubblica e i rappresentanti delle forze politiche rappresentate in Parlamento (questa volta dovremmo cavarcela prima del consueto visto che il folto elenco della precedente assemblea si è assottigliato a soli quattro raggruppamenti), poi agli incarichi “esplorativi”, poi ai voti di fiducia e da lì forse, ma non è detto, all’insediamento di un governo “di scopo” o “del presidente” o di qualsivoglia altra natura in grado almeno di cambiare la legge elettorale (cosa per cui servono almeno 6 mesi) e fare qualche prima manovrina o tornare rapidamente alle urne già a giugno una volta eletto il successore di Giorgio Napolitano. Nel frattempo il “pilota automatico” legato ai provvedimenti varati dal Governo Monti con l’approvazione di tutti i partiti presenti nel precedente Parlamento (in cui non figuravano ancora esponenti del M5S) ci regaleranno l’ennesimo rincaro dell’Iva a luglio (dal 21% al 22%)  rischiando di dare l’ennesima mazzata sui consumi che, piaccia o meno, rappresentano il 70% circa del Pil italiano.

Il raffronto con altri paesi (persino il Vaticano, che ha appena eletto il suo nuovo pontefice, Francesco I, solo 13 giorni dopo le storiche dimissioni del suo predecessore, Benedetto XVI) è a dir poco imbarazzante. Ma ancor più grave è aver perso l’occasione per inviare all’Euromeeting tenutosi ieri e oggi a Bruxelles non un premier “in carica solo per gli affari correnti” (un “caretaker” per dirla come gli anglosassoni) come è al momento Mario Monti, che poca voce in capitolo ha potuto avere sulle decisioni finali che concedono più tempo a Spagna, Portogallo e Francia per tagliare il proprio deficit, confermando così le indiscrezioni che vi avevo già segnalato circa la volontà ormai comune persino alla Germania di allentare di fatto la repressione fiscale in atto da un biennio in tutta Europa e cercare di ridare un po’ di respiro alla crescita (che però non trova dal vertice di Bruxelles alcuna concreta misura di sostegno né in termini di un piano di investimenti infrastrutturali europei né tanto meno di lancio di Eurobond con cui mutualizzare il peso dell’indebitamento che la “ricetta tedesca”, è bene ricordarlo, ha finito con l’acuire oltre i meriti o demeriti dei singoli paesi del Sud Europa).

Così la rabbia nel paese continua a covare e se provate a chiedere a un piccolo imprenditore, a un tassista, a un artigiano, cosa servirebbe per il rilancio del paese è facile che vi capiti, come al sottoscritto pochi giorni fa a Milano, di sentirvi rispondere che “i politici non dovrebbero andare a casa, dovrebbero finire tutti nei cassonetti dell’immondizia”. Una deriva sempre più populista che se è comprensibile viste le carenze più volte ricordate da parte della nostra classe dirigente sia politica sia economica e finanziaria, dall’altra non offre soluzioni ai problemi che evidenzia. Per questo mi auguro che malgrado tutto qualcuno a Roma (e non solo) si renda conto che il tempo dei rinvii e dei tatticismi è ampiamente scaduto e che ormai occorre passare dalle troppe parole a qualche primo fatto concreto. Altrimenti la crisi italiana finirà con l’avvitarsi ulteriormente, come sembra già temere il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, che ricorda giustamente come il ritardo dei pagamenti in Italia sia “una vera emergenza”, contro la quale ancora nulla si sta facendo di concreto (la Confindustria ha proposto che il nuovo Governo quale che sia si impegni a pagare nei primi 90 giorni di vita 48 miliardi dei 71 di arretrati per ridare liquidità alle aziende e generare 10 miliardi di investimenti nei prossimi anni ma nessuna risposta è ancora giunta).

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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