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Opinioni

Italia, lunga via crucis se non ci sarà una svolta

Mentre il reddito disponibile degli italiani continua a calare e il paese si deindustrializza, manager, banchieri e caste varie sembrano stare ancora meglio. Se non si avvia una vera svolta, la via crucis sarà lunga.
A cura di Luca Spoldi
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Sergio Marchionne

Il re è nudo, come lo scrivente va dicendo da tempo: l’Italia sta attraversando una crisi epocale e prima che la traversata sia compiuta molto dovrà cambiare, a partire dal modello culturale che ispira sia i nostri imprenditori sia i nostri rappresentanti politici. Salotti buoni, banche infarcite di banchieri “di stato”, ministri che più che il futuro del paese sembrano avere a cuore il proprio futuro politico: sono tutti pezzi di un affresco che sta decomponendosi rapidamente nonostante la continua azione di restauro che cercano di fare coloro che finora hanno maggiormente goduto di questo stato di cose, caste e lobbies grandi e piccole che da anni siedono al riparo da ogni intemperie mentre il resto del paese affonda. Due considerazioni mi hanno colpito: la prima, riportata con evidenza dalla grande stampa nazionale, riguarda i nostri “manager”, la seconda il destino che sembra attendere l’industria manifatturiera italiana.

Per quanto attiene ai manager è di oggi la notizia che nel 2011, nonostante la crisi (e il crollo delle quotazioni borsistiche di molte aziende) i 100 “top manager” più pagati d’Italia hanno portato a casa 352 milioni di euro lordi, 50 in più rispetto all’anno precedente, guadagnando in media oltre 3,5 milioni lordi a testa (contro i circa 3 milioni del 2010). Tra stipendi “base”, bonus e liquidazioni varie, secondo un’indagine del Sole24Ore, Marco Tronchetti Provera (Pirelli & C.) guida la classifica con oltre 23 milioni di euro lordi di compensi, precedendo Cesare Geronzi (presidente “dimissionato” di Generali) con 17,53 milioni lordi (di cui 16,65 milioni per la sola buonuscita) e Fausto Marchionni, ex numero uno di Fondiaria-Sai che ha staccato un assegno da 11,2 milioni di integrazione del Tfr.

Sopra i 10 milioni di euro anche Francesco Guarguaglini, ex “comandante supremo” di Finmeccanica (che ha strappato una buonuscita di 9,48 milioni), Francesco Gori (direttore generale di Pirelli & C.) con 10,5 milioni, Giorgio Zappa (che di Finmeccanica è l’ex direttore generale) con 10,13 milioni (9,54 di liquidazione). Miserie e nobiltà: Luca Cordero di Montezemolo (ex presidente Fiat e fino a quest’anno presidente Ferarri) è il decimo manager più pagato d’Italia con 5,58 milioni e precede l’amministratore delegato del gruppo, Sergio Marchionne, sedicesimo con 4,86 milioni (ma a inizio 2012 Marchionne ha incassato un premio in titoli Fiat del valore di 50 milioni e altri ne potrà incamerare in questo prossimo triennio).

In tutto secondo l’inchiesta sono 20 i manager che l’anno passato hanno guadagnato oltre 4 milioni, ottanta quelli che hanno superato quota 2 milioni, 172 che si sono “accontentati” di portare a casa oltre un milione, con Giulia Ligresti prima delle “manager rosa” con 3 milioni che ha preceduto di poco sua sorella Jonella (ferma a 2,87 milioni). Se avete presente la situazione di questo paese qualche dubbio sull’equità di tali remunerazioni è lecito, così come è lecito pretendere quanto prima una maggiore perequazione dei redditi attraverso riforme efficaci ed efficienti, in grado di invertire un trend di pericoloso allontanamento dei guadagni dei pochi fortunati al vertice della piramide sociale rispetto a quanto riesce a ottenere tutto il resto del corpo sociale, cui tuttavia si chiede di sostenere gran parte del peso del fisco e a cui non si riescono a garantire condizioni dignitose di accesso al mercato del lavoro o prospettive di accrescimento e valorizzazione delle competenze.

Sono purtroppo scettico sul fatto che né il governo Monti né il corpo elettorale italiano nel suo complesso (diviso com’è tra mille rivoli ciascuno attaccato a una propria bandiera ideologica o a un proprio interesse esclusivo e poco interessato a cercare soluzioni pratiche in grado di favorire il bene comune) riescano a trovare a breve il bandolo della matassa, né dall’Europa è credibile possa arrivare nell’immediato una soluzione al problema, anche se personalmente trovo preferibile l’idea di sottostare a regole comuni “ferocemente” fatte applicare dall’egemone tedesco che non continuare a vivere di leggi “ad personam” e interpretazioni delle stesse “ad amicorum” come finora visto troppo spesso in Italia.

Se aveste dei dubbi al riguardo, vi suggerisco di ascoltare l’audio di questa puntata di Zapping duepuntozero in cui Mario Seminerio, economista di fama nazionale e mio ex collega, ricorda come al di là di problemi specifici (per Fiat, per l’Ilva, per le attività sarde di Alcoa) a fronte di una crisi come l’attuale, con un reddito disponibile da anni in calo e da alcuni mesi in caduta verticale, sembra probabile che si debba passare ancora numerose “via crucis” fatte di fallimenti, chiusure di impianti grandi e piccoli, delocalizzazione, riduzione del costo del lavoro, prima che lo scenario si stabilizzi e le prospettive future tornino (forse) a migliorare. Uno scenario che né io né Mario amiamo particolarmente (anzi) e che resto convinto sia ancora possibile modificare, a patto di fare delle scelte e non limitarsi a fare esercizi di retorica o curare solo il proprio orticello, magari messo al sicuro all’estero, su qualche conto più o meno cifrato. Altrimenti davvero meglio, per i nostri figli se non per noi stessi, considerare l’ipotesi di trasferirci in un altro stato dalle prospettive meno inquietanti.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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