L’Iran post embargo è un mercato che torna a fare gola a molti e una volta tanta l’Italia sembra potersi ritagliare un ruolo da protagonista. Dopo la visita del presidente iraniano, Hassan Rouhani, a Roma il 26 gennaio scorso per incontrare il premier italiano Matteo Renzi (oltre a Papa Francesco), in molti avevano guardato al dito criticando la scelta, certamente apparsa poco felice, di coprire alcune statue dei musei capitolini, dimenticandosi di osservare la Luna, ossia il ricco bottino di commesse che Rouhani stesso aveva promesso a Renzi.
Dopo due settimane del fumo per fortuna non si parla più mentre a Teheran, dove è andata in scena la conferenza sul commercio tra Italia e Iran, l’arrosto non è mancato: anzitutto come previsto è arrivata la firma di un primo Memorandum d’intesa (Mou) tra le Ferrovie Iraniane (Rai) e il gruppo Ferrovie dello Stato Italiane (attraverso Rfi) per realizzare due linee ad alta velocità Teheran – Hamadan e Arak – Qom. Il gruppo italiano, in particolare, si è impegnato a ricercare in Italia nuovo materiale rotabile sia per l’alta velocità sia per le linee convenzionali, sia ad occuparsi della formazione del personale ferroviario e della realizzazione di un test center tramite Italcertifer (che ha anche ottenuto un contratto di assistenza tecnica alle Rai per le due linee ad alta velocità).
Il valore complessivo della commessa è stato indicato in massimi 5 miliardi di euro, ma il valore di una riapertura dei traffici commerciali tra Italia e Iran è ben più elevato. E' stata infatti siglata anche un’intesa tra Federalimentare e la sua omologa iraniana Ifif per supportare e valorizzare il mercato agro-industriale iraniano e le sue infrastrutture tramite uno sviluppo di import ed export alimentare tra Italia e Iran, il trasferimento di know how e tecnologie e il supporto commerciale delle aziende alimentari iraniane, attraverso la realizzazione di partnership e joint venture con un primo nucleo di 23 imprese tricolori.
In più Assomineraria e la sua controparte iraniana Sipiem (associazione che riunisce le imprese manifatturiere nella filiera di beni e servizi del “Oil & Gas”) hanno firmato un accordo per promuovere collaborazioni ed eventuali progetti di investimento nel settore del petrolio e del gas in Iran. Complessivamente la folta delegazione italiana (197 tra imprese, associazioni imprenditoriali e banche italiane) guidata dai ministri delle Infrastrutture, Graziano Delrio, e dal collega titolare delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, ha siglato Memorandum d’intesa per un valore massimo compreso tra i 15 e i 17 miliardi di euro e di questi tempi scusate se è poco.
I memorandum siglati a Teheran danno sostanza alle intese già raggiunte 15 giorni fa a Roma che avevano visto tra gli altri gruppi come Danieli (impianti industriali), Isotta Fraschini (motori), Bellco (supporti medicali), piuttosto che il porto di Trieste (shipping) raggiungere accordi con controparti iraniane per sviluppare l’import-export tra i due paesi (la sola commessa di Danieli può valere sino ad altri 5,7 miliardi di euro). In aggiunta a tutto questo Sace è riuscita a raggiungere un accordo per il recupero del credito sovrano vantato nei confronti della banca centrale dell’Iran, che verserà alla società italiana 564 milioni di euro in tre rate entro il 15 ottobre del prossimo anno.
Tra pochi giorni la lista di intese potrebbe inoltre arricchirsi si ulteriori commesse, visto che il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, partirà sabato alla volta dell’Iran dove si tratterrà sino a mercoledì, accompagnato dai rappresentanti delle principali società partecipate del Comune, come Atm, A2A a Sea, oltre che di aziende private che si occupano di energia, trasporti e rifiuti, di moda, della green economy, di sviluppo sostenibile e del sistema fieristico.
Che tornare a fare affari con Teheran interessi a tutti, nonostante le polemiche il più delle volte create ad arte, è evidente anche dal fatto che nelle stesse ore in cui siglava affari con l’Italia l’Iran ha anche fatto sapere di essere pronto ad acquistare un lotto di caccia Sukoi-30 dalla Russia, paese che del resto è il principale alleato di Teheran nella regione e che come l’Iran è impegnato nella lotta all’Isis, sempre più apertamente spalleggiato invece dall’Arabia Saudita. Ma che Riad mal sopporti le ambizioni di Teheran e gli contenda e un ruolo egemone sul Medio Oriente è cosa nota da tempo di cui l’Italia farà bene a tener conto senza però farsi condizionare nelle sue scelte di politica commerciale.