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Opinioni

Italia, guarda al tuo futuro non al passato

In attesa di vedere che succederà in Parlamento è prematuro voler analizzare i possibili effetti della legge di stabilità 2012. Ma l’Italia deve comunque guardare al futuro e recuperare terreno in settori high-tech…
A cura di Luca Spoldi
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Soyuz

Non vi parlerò ulteriormente della legge di stabilità 2012, perché tra le proposte uscite dal Consiglio dei ministri, le immediate polemiche per il rischio che la manovra allontani ulteriormente la ripresa e pesi assai poco “equamente” più sulla gran massa degli italiani a reddito medio e medio-basso che non sulla minoranza di italiani abbienti (né tanto meno sulla casta, sempre brava a dare dello “sfigato” o degli “schizzinosi” a chi ha meno ma per nulla disposta a toccare alcuno dei sui privilegi) e le controproposte dei partiti della stessa maggioranza di “unità nazionale” che sostiene il governo Monti dalla nascita le divergenze sono così ampie da lasciar prevedere che il provvedimento definitivo sarà diverso da come lo leggiamo in questi giorni sui giornali, dunque è tempo perso parlarne oggi.

Vi parlerò invece di come il mondo dell’high-tech stia vivendo con una certa trepidazione una sorta di lunga “vigilia” in attesa di alcuni eventi che potrebbero cambiare (si spera in meglio) se non le sorti del mondo sicuramente quelle di molte grandi aziende internazionali e forse anche di qualche azienda italiana. Nell’high-tech in generale, purtroppo, l’Italia sembra aver perso il treno da tempo, almeno a livello produttivo (se non per qualche produzione di nicchia), come mi ricordava Dario Bucci, numero uno di Intel per l’Italia e la Svizzera, commentando qualche giorno fa l’andamento dei conti trimestrali del colosso statunitense dei microchip.

Il settore, mi ha spiegato Bucci, ha attraversato negli ultimi mesi una sorta di “tempesta perfetta” data dal rallentamento macroeconomico cui in molti paesi, a cominciare dall’Italia, si sono sommati provvedimenti fiscali restrittivi e dall’attesa per il lancio di nuovi sistemi operativi (Windows 8 in particolare) e dal conseguente rinnovo dell’offerta da parte dei principali produttori di pc, ultrabook, table, smartphone e quant’altra “device” la tecnologia sta abituandoci ad utilizzare per migliorare la nostra produttività, fornire o fruire di nuovi servizi, restare collegati costantemente con la nostra rete di relazioni sociali.

Dal mio punto di vista posso solo sperare che la recente fioritura di investimenti in start-up, molte delle quali attive nello sviluppo di software e soluzioni applicative in campo informatico, segnali una rinascita della presenza italiana in un settore assolutamente strategico per il futuro del paese ma che soffre tuttora dell’assenza di grandi investimenti sia pubblici sia privati e di infrastrutture adeguate (del resto fino a un anno fa il precedente governo era impegnato a “sognare” il ponte sullo stretto di Messina, la cui strategicità era apparsa superata da anni, mentre anche il governo Monti pur promettendo di rilanciare le “autostrade informatiche” e avendo portato a termine la definizione dell’agenda digitale non ha finora brillato per iniziative adeguate).

Il cambiamento in Italia è in atto – mi ha rassicurato Bucci – anche se dall’esterno si fatica a percepirlo; dal punto di vista manageriale posso solo confermare che è tempo che ci si rimbocchi tutti quanti le maniche e speriamo che i diversi attori l’abbiano capito” (e, aggiungo io, si decidano a passare dalle parole ai fatti concreti). Ma non è solo il settore informatico a poter costituire una carta da giocare per l’industria italiana e quindi a poter fare da volano per una ripresa che comporti una nuova fioritura di posti di lavoro qualificati per i nostri laureati. In queste ore sta per partire una nuova missione dell’agenzia spaziale russia che lancerà una navicella Soyuz con a bordo tre astronauti (di cui uno della Nasa, che dopo il pensionamento dei suoi Shuttle deve chiedere ospitalità per mandare i propri uomini nello spazio fino a che non avrà sviluppato il nuovo sistema di lancio spaziale) verso la Stazione spaziale internazionale (Ssi).

Il progetto della Ssi in questi anni è stato spesso al centro di polemiche per i costi letteralmente “astronomici” in rapporto alle effettive ricadute in termini di scoperte scientifiche e di applicazioni pratiche da queste conseguite, ma proprio l’astronauta americano Kevin Ford (che è l’unico veterano spaziale della missione, avendo pilotato lo shuttle Discovery nel 2009) ha sottolineato come dopo un primo decennio in cui gli sforzi sono stati maggiormente sul fronte della costruzione della stazione, ora si apra un decennio di utilizzo della stessa come laboratorio avanzato orbitante, che potrà consentire di realizzare migliaia di esperimenti impensabili sulla Terra, in decine di differenti campi scientifici. Pochi giorni fa la Ssi era stata raggiunta dal modulo di rifornimento automatico Dragon, messo in orbita con successo dalla società privata californiana SpaceX, che assieme alla connazionale Orbital Sciences  (produttrice del cargo Cygnus che verrà diretto verso la Ssi in dicembre) si è aggiudicata una commessa da 1,6 miliardi di dollari per 12 missioni di rifornimento in totale.

L’Italia, con Alenia, potrebbe giocarsi delle belle carte in questo settore visto che prima ha progettato e costruito negli ultimi anni sia tre moduli modulo logistico multifunzionale per gli Shuttle della Nasa e poi ne ha modificato uno (il primo, “Leonardo”) divenuto il modulo multifunzionale permanente che la missione STS-133  nel febbraio del 2011 ha agganciato alla stessa Ssi nella terzultima missione del programma Shuttle. Semiconduttori, applicazioni, dispositivi mobili, moduli aerospaziali: l’Italia ha dimostrato di poter combattere ad armi pari con i migliori paesi in campi di eccellenza, l’unica cosa che ancora difetta, come purtroppo da sempre, sembra la capacità finanziaria e organizzativa per competere su vasta scala. Cambierà qualcosa in futuro?

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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