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Opinioni

Italia-Germania: così simili ma ancora così diverse

Italia e Germania sono tra i campioni dell’Eurozona in termini di bilancia commerciale. Ma le differenze restano macroscopiche a livello di capitali e modelli imprenditoriali. L’esempio di Digital Magics rispetto a Rocket Internet lo conferma…
A cura di Luca Spoldi
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Decisamente l’Italia non è la Germania anche se a voler essere ottimisti Berlino resta un modello cui Roma potrebbe guardare come e più di altri paesi europei. A livello macroeconomico è evidente che entrambi i paesi sono tra i campioni di un’area, Eurolandia, che continua a veder correre la propria bilancia commerciale con saldi positivi crescenti. Secondo la prima stima di Eurostat, infatti, il mese di dicembre 2014 si è chiuso con un surplus di 24,3 miliardi di euro rispetto ai 13,6 miliardi del dicembre 2013 e ai 21,2 miliardi di surplus di novembre 2014 (già in forte crescita rispetto ai 16,5 miliardi di surplus del novembre 2013). A ben vedere non è un dato così positivo come sembrerebbe, visto che su base destagionalizzata, si sono ridotte tanto le esportazioni quanto le importazioni, le prime calate dell’1,1% su base mensile, le seconde del 2,4%.

Così di primo acchito si direbbe che la “cura letaledi matrice tedesca stia continuando a produrre i suoi effetti, ma cerchiamo di non trarre conclusioni affrettate sulla base di solo un mese. Nell’intero 2014 la bilancia commerciale dell’Eurozona ha del resto registrato un surplus record di 194,8 miliardi di euro, rispetto ai 152,3 miliardi del 2013, mentre a livello di Unione europea (Ue-28) il 2014 si è chiuso con un surplus di 24,2 miliardi, in calo rispetto ai 51,8 miliardi di un anno prima. Come dire che all’interno della Ue i flussi commerciali restano più solidi che verso il suo esterno, il che tra l’altro dovrebbe far riflettere sui rischi di un’uscita dall’eurozona medesima, ma anche qui non traiamo conclusioni affrettate. Interessante è ad esempio capire chi trae maggior vantaggio dagli attuali trend commerciali.

Orbene, il surplus commerciale della Ue-28, fa sapere Eurostat, è cresciuto nei confronti degli Usa (arrivando a 96,4 miliardi di euro nei primi 11 mesi dell’anno), mentre si è ridotto verso Svizzera (39,4 miliardi) e Turchia (18,5 miliardi); al contrario il deficit è salito nei confronti della Cina (a 126,2 miliardi) ma si è ridotto contro Russia (73,4 miliardi) e Norvegia (30,8 miliardi). Cosa vuol dire? Apparentemente che la svalutazione dell’euro contro dollaro ha ridato fiato alle nostre esportazioni e/o ha frenato le importazioni dagli Usa, che il calo delle quotazioni petrolifere ha ridotto il nostro deficit nei confronti della Norvegia, che nel braccio di ferro tra Ue e Russia a colpi di sanzioni economiche e misure di “autarchia” chi ha maggiormente da perderci è la Russia.

Arrivando a veder e come stanno andando le cose a livello di singoli stati europei, il surplus maggiore risulta essere stato, sempre nei primi 11 mesi del 2014, appannaggio della Germania (201,8 miliardi di euro), seguita da Olanda (57,5 miliardi), Italia (37,1 miliardi) e Irlanda (32,2 miliardi), mentre il deficit più ampio è stato registrato da Gran Bretagna (-121,1 miliardi), Francia (-67,5 miliardi) e Spagna (-23 miliardi). Ancora una volta: a naso sembrerebbe che il commercio con l’estero sia una delle poche valvole di sfogo dell’economia italiana, certamente è una delle chiavi della crescita economica tedesca. Peccato (o fortuna, dipende dai punti di vista) che le analogie tra Italia e Germania si fermino più o meno qui. La struttura dei costi, del credito, della specializzazione produttiva restano tra i due paesi molto differenti, a svantaggio dell’Italia.

Se volete un esempio concreto, oggi a Piazza Affari il titolo Digital Magics, incubatore quotato sull’Aim Italia che investe in “start up innovative” (tali essendo definite per decreto, in Italia), ha visto le quotazioni risalire del 6,45% a 5,45 euro, su livelli che non si vedevano dallo scorso agosto, con scambi pari a 60.600 titoli in tutto (contro una media attorno agli 8 mila titoli scambiati al giorno nell’ultimo mese). Che è successo? A Digital Magics nulla, ma il concorrente tedesco, Rocket Internet, la scorsa settimana ha portato a termine con successo un nuovo collocamento di azioni (solo quattro mesi dopo il debutto in Borsa), raccogliendo altri 589 milioni di euro circa. Soldi che andranno ad aumentare la liquidità disponibile per nuovi investimenti, ora pari a 1,7 miliardi di euro.

Digital Magics, dal canto suo, ha una capitalizzazione di borsa inferiore ai 20 milioni di euro, rispetto ai 25,6 milioni di euro toccati in sede di Ipo (il titolo venne infatti collocato a 7,5 euro per azione a fine luglio 2013). Come dire che se anche raddoppiasse la sua capitalizzazione, vuoi per performance borsistiche vuoi per aumenti di capitale o un mix delle due, non potrebbe andare molto oltre i 50 milioni di capitalizzazione e potrebbe essere più volte comprata senza troppa difficoltà dalla concorrente tedesca, che chiudendo a 50,25 euro per azione stasera (-3,97%) può vantare una capitalizzazione superiore ai 6 miliardi di euro (superiore per intenderci a quella di una banca come Ubi Banca).

Conclusione: il problema alla base di tanti problemi all’interno dell’eurozona, rimane sempre lo stesso. Nonostante alcuni paesi si assomiglino, come Italia e Germania per quanto riguarda la propensione all’export delle proprie merci e servizi, le differenze restano tuttora macroscopiche e ciò che è bene per l’uno (Germania) non è detto corrisponda all’interesse dell’altro (Italia). Che poi i guai italiani non dipendano solo dall’Eurozona e dall’euro lo vado ripetendo da troppo tempo per non sembrarmi un disco rotto, dunque eviterò di ripeterlo ancora una volta. Di esempi di corruzione, burocrazia, conflitti d’interesse e divisioni per caste e lobbies ne abbiamo ciascuno di noi sufficienti esempi, ritengo.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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