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Istat, pochi occupati in meno ma crollano le ore lavorate: -7,5%, equivale a 1,6 mln di posti

L’Istat ha aggiornato le stime sul mercato del lavoro nel primo trimestre del 2020, nel quale rientra anche il mese di marzo, quando si è arrivati al lockdown. Se la riduzione delle posizioni lavorative è stata minima (-0,2%), lo stesso non si può dire per le ore lavorate, che sono crollate con un -7,5%. Un valore corrispondente a 1,6 milioni di unità di lavoro.
A cura di Stefano Rizzuti
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Se l’occupazione nel primo trimestre del 2020 ha retto, non si può dire lo stesso per le ore lavorate, che sono crollate del 7,5%. I dati sono quelli dell’Istat e riguardano anche il mese di marzo, quando è partito il lockdown. L’istituto di statistica, nell’aggiornamento dei dati del primo trimestre, segnala che nonostante una sostanziale stabilità delle posizioni lavorative (-0,2% rispetto al trimestre precedente), le ore lavorate sono invece scese del 7,5%. In particolare il calo è dovuto all’agricoltura, la silvicoltura e la pesca (-2,4%), all’industria (-8,9%), alle costruzioni (-9,9%) e ai servizi (-7,3%). La riduzione del 7,5% delle ore lavorate corrisponde a una perdita di oltre 1,6 milioni di unità di lavoro standard, una misura fittizia che considera le ore di lavoro in posizioni standard a tempo pieno.

Le unità di lavoro sono diminuite  del 6,9% per effetto di un calo generalizzato in tutti i comparti: la riduzione è stata dell’1,8% per l’agricoltura, del 9,6% per l’industria e le costruzioni e del 6,4% per il comparto dei servizi. Come detto, però, le posizioni lavorative sono rimaste quasi uguali, grazie al ricorso agli ammortizzatori sociali e alle altre misure prese in questa direzione dal governo. Anche l’andamento degli occupati risente di una leggera flessione, pari però solo a 73mila unità, con un valore ben diverso rispetto a quello delle ore lavorate.

Il report dell’Istat è un aggiornamento delle stime delle ore lavorate, delle unità di lavoro e delle retribuzioni e i redditi da lavoro dipendente diffuse lo scorso 29 maggio. Con la nuova stima vengono aggiornate le rilevazioni su domanda e offerta di lavoro. Un'operazione che è stata “necessaria per assicurare una coerenza generale delle stime di contabilità nazionale con i dati sul mercato del lavoro. Rimangono invariate le stime delle posizioni lavorative”. L’altro dato evidenziato dall’Istat è quello sui redditi da lavoro dipendente pro-capite, che sono diminuiti nel complesso dello 0,4%. Il calo è stato dello 0,2% nell’industria, nell’agricoltura e nei servizi, mentre si è registrato un aumento dello 0,8% nelle costruzioni.

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