Istat, la crisi pesa: meno immigrati, boom di espatri. Nascite al minimo storico
La crisi economica di questi ultimi 6 anni ha frenato gli immigrati, portato le nascite al minimo storico e sancito un boom degli espatri per i giovani. Sono solo alcuni dei dati rivelati dall’Istat nel Rapporto annuale 2014. La relazione presentata stamane a Montecitorio dal presidente Antonio Golini fotografa una Paese che non riesce a riprendersi da un prolungato periodo di crisi economica che, tra le altre cose, ha colpito severamente le famiglie italiane, che dal 2008 ad oggi hanno sperimentato 6 anni consecutivi di caduta del potere d'acquisto. Secondo l’Istituto di Ricerca Nazionale è sceso del 10,4%. Soltanto nel 2013, rispetto all'anno precedente, c’è stato un crollo dell’1,1%, come effetto di un lieve aumento del reddito disponibile (+0,3%), più che compensato dall'inflazione (-4,6% del 2012). Giù anche i consumi, per il terzo anno consecutivo (-2,6%). Cala anche il Pil che nel 2013 è sceso dell’1,9%, sotto i livelli del 2000.
Allarme Lavoro
Tra disoccupati e persone che vorrebbero lavorare nel nostro Paese ci sono 6,3 milioni di senza lavoro. Nel 2013 ai 3 milioni 113mila di disoccupati vanno sommati i 3 milioni 205mila forze lavoro potenziali, ovvero gli inattivi più vicini al mercato del lavoro. Si arriva così a oltre 6 milioni di individui che l'Istat nel Rapporto annuale definisce "potenzialmente impiegabili". Secondo l’Istat per i disoccupati è sempre oggi tornare al lavoro se si è disoccupati: se nel periodo pre-crisi, tra il 2007 e il 2008, lo hanno fatto 33 disoccupati su 100 nell'arco di un anno, tra il 2012 e il 2013 si scende a 24 su 100. La diminuzione dell’occupazione ha riguardato soprattutto i contratti a termine e i giovani: il tasso tra i 15 e i 24 anni è salito del 4,5% in 12 mesi, fino a quota 40%. In una situazione del genere le famiglie appaiono sempre più in difficoltà. Nel 2013 sono 2 milioni quelle con almeno un 15-64enne senza occupati e pensionati da lavoro; c’è poi un'altra area di disagio fatta da famiglie composte da più persone ma rette solo da una pensione da lavoro. Sommando i gruppi emergono 3 milioni di famiglie dove nessuno lavora.
Giovani e Meridione, i più colpiti
Inutile, dire, però che i giovani sono il gruppo più colpito dalla crisi: i 15-34enni occupati diminuiscono, fra il 2008 e il 2013, sono diminuiti di 1 milione 803 mila unità, mentre i disoccupati e le forze di lavoro potenziali crescono rispettivamente di 639 mila e 141 mila unità, secondo quanto emerge dal Rapporto annuale dell'Istat. Le percentuali sono allarmanti: il tasso di occupazione 15-34 anni è sceso dal 50,4% del 2008 all'attuale 40,2%, mentre cresce la percentuale di disoccupati (da 6,7% a 12%), studenti (da 27,9% a 30,7%) e forze di lavoro potenziali (da 6,8% a 8,3%). Anche le differenze di genere fanno pensare: il tasso di occupazione è al 34,7% tra le donne e raggiunge il 45,5% tra gli uomini. Anche i divari territoriali sono forti: al Nord il tasso di occupazione è del 50,1% (-12,1 punti percentuali dal 2008), contro il 43,7% del Centro (-10,4 punti) e il 27,6% del Mezzogiorno (-8,4 punti). Le differenze territoriali sono importanti anche per quanto concerne le quote di disoccupati (15,3% nel Sud contro 9,3% nel Nord) e di forze di lavoro potenziali (14,3% contro 4%). Sempre a Sud è leggermente più elevata la quota di studenti (32%, contro il 31,4% del Centro e il 29,3% del Nord). “Altamente critica la situazione economia e sociale del Mezzogiorno, che si allontana sempre di più dal resto del Paese dell'Europa”, ha detto Golini.
Meno immigrati, boom espatri
La crisi ha frenato anche gli immigrati, secondo l’Istat. Sarebbe difatti aumentato il numero di stranieri che hanno lasciato l'Italia (+17,9%), ma nel contempo è aumentato anche il numero di italiani che hanno cercato fortuna all'estero. Nel 2012, fa sapere l'Istat, gli emigrati erano 68mila, il 36% in più del 2011, "il numero più alto in 10 anni". Nel 2012 se ne sono andati oltre 26mila giovani tra i 15 e i 34 anni, 10mila in più rispetto al 2008. In tutto 94mila giovani negli ultimi 5 anni.
Nuovo minimo storico per le nascite
E la recessione condiziona anche le nascite: l'Istat conferma che nel 2013 si è toccato un nuovo minimo storico per le nascite da quasi vent'anni. All'anagrafe sono stati iscritti meno di 515mila bambini, 12mila in meno "rispetto al minimo storico registrato nel 1995". L'Italia si conferma uno dei Paesi più vecchi al mondo. Al 1° gennaio 2013 nella popolazione residente si contano 151,4 persone over 65 ogni 100 giovani con meno di 15 anni. Tra i paesi europei solo la Germania ha un valore più alto, 158, mentre la media Ue 28 è 116,6.