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Istat, crescono i consumi delle famiglie. Resta il divario Nord-Sud

L’Istat ha diffuso i dati del suo periodico report sui consumi delle famiglie italiane. Crescono i consumi rispetto allo scorso anno, ma rimangono forti disuguaglianze fra Nord e Sud, centro e periferia delle aree metropolitane, piccoli e grandi Comuni e tra famiglie di soli italiani e quelle di soli stranieri.
A cura di Giorgio Tabani
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Nel 2017 la spesa media di una famiglia italiana è stata stimata dall'Istat in 2.564 euro al mese, in aumento dell'1,6% rispetto all'anno precedente. Si tratta del quarto anno consecutivo di crescita, con un + 3,8% rispetto al 2013. La cifra rimane però inferiore ai 2.640 euro del 2011: nei due anni successivi, a seguito della crisi, la spesa delle famiglie scese complessivamente del 6,4%. L'inflazione, ovvero l'aumento medio dei prezzi, è salita nello stesso anno dell'1,2%, mentre era stata addirittura negativa (-0,1%) nel 2016; questo vuol dire che l'aumento di spesa è stato in realtà più lieve. Da considerare poi che nel suo calcolo l'Istituto di statistica include anche il "costo degli affitti figurativi", ossia la spesa che un nucleo familiare dovrebbe sostenere se non fosse proprietario dell'abitazione in cui vive; senza di questo, la spesa delle famiglie sarebbe stata di 1.977 euro, con una crescita più elevata pari al 2,2% rispetto al 2016.

Il report evidenzia la permanenza di forti disuguaglianze nella distribuzione delle spese. Ogni mese, nel 2017, il decimo delle famiglie italiane con i minori consumi ha ridotto la sua spesa del 5%, mentre contemporaneamente quella del decimo che spende di più aumentava del 4,3%. Ormai la spesa del 20% delle famiglie che spende di più è più di cinque volte (5,2) quella del 20% delle famiglie che spende meno. Il rapporto tra le due fette di popolazione era a cinque nel 2016 e a 4,8 nel 2013. I nuclei composti da soli stranieri hanno speso mediamente 945 euro in meno (ma nel 2016 la differenza era stata di circa 1.000 euro), comparati a quelli costituiti da soli italiani. "Tra le famiglie di occupati indipendenti, la spesa media mensile è di 4.030 euro per imprenditori e liberi professionisti (+12,4% sul 2016) e di 2.792 euro per gli altri lavoratori indipendenti. Tra quelle dei lavoratori dipendenti è 3.278 euro se dirigenti, quadri o impiegati (+3,6%), e 2.347 euro se operai e assimilati (+5,2%)".

Il divario Nord-Sud resta forte, come già avevano ricordato i dati della settimana scorsa sul Bes, sebbene in questo contesto la distanza non sia cresciuta. Nel Nord-ovest la spesa ha raggiunto i 2.875 euro mentre nelle Isole restava a 1.983, una differenza di quasi 900 euro. Esistono sensibili differenze anche fra i comuni situati al centro delle aree metropolitane e quelli più in periferia, con un vantaggio di 206 euro per i primi, e fra i comuni con più di 50mila abitanti e quelli che invece rimangono sotto quella cifra: in questo caso nei primi si spendono in media 375 euro mensili in più (i secondi però hanno registrato lo scorso hanno la crescita maggiore, con un +4).

La ripartizione della spesa. Nel 2017 le famiglie hanno speso 457 euro al mese per l'acquisto di alimenti, con un incremento stimato del 2% rispetto all'anno precedente. La componente più importante rimane quella delle carni, con 94 euro di spesa mensile. Aumentano molto, però, le spese per frutta e verdura, con un +3,8% per le prime e un +4,2% per le seconde, rispettivamente a 63 euro e a 43 euro al mese. Per i beni e servizi che non rientrano fra gli alimentari, la spesa è stata di 2.107 euro mensili. "La voce di spesa più elevata è quella per abitazione, acqua, elettricità e altri combustibili, manutenzione ordinaria e straordinaria, pari a 898 euro mensili (il 35,0% del totale), seguita da quella per trasporti (290 euro, l’11,3%). Crescono le spese per servizi sanitari e salute (+8,0%), per trasporti (+7,1%) e per comunicazioni (+2,5%)". Si registra una notevole differenza nella ripartizione della spesa fra famiglie di stranieri e quelle di italiani. Gli stranieri spendono circa la metà di quanto hanno a disposizione per "prodotti alimentari e bevande analcoliche e ad abitazione, acqua, elettricità, gas e combustibili (al netto degli affitti figurativi)", mentre per le famiglie di soli italiani si stima venga impiegato il 29%.

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