Marzo rischia di essere un mese cruciale “suo malgrado”: da una parte in America a partire dalla mezzanotte del primo marzo, non essendo stata trovata un’intesa sui tagli alle spese e sull’aumento alle imposte tra Democratici e Repubblicani, è scattato il “sequester” del budget federale, ossia una serie di tagli automatici legati al progressivo venir meno (per mancato rinnovo alla scadenza) di una serie di coperture finanziarie che imporranno pertanto altrettanto graduali ma ineluttabili tagli alla spesa. Non è uno scherzo da prendere sottogamba, si parla di 85 miliardi di dollari di tagli da qui a fine settembre (quando si conclude l’esercizio fiscale corrente), di cui poco meno di 43 miliardi relativi al settore Difesa ed altrettanti a tutti gli altri settori (tra cui oltre 11 miliardi al programma di assistenza sanitaria nazionale Medicare). Il tutto con un peso (negativo) sul Pil attorno allo 0,6% annuo e con un incremento della disoccupazione che però dovrebbe rimanere inferiore al milione di unità.
Dall’altra parte in marzo prosegue il “sequestro” della politica italiana che dopo essersi infilata in un “cul de sac” non sembra ancora in grado di dare un governo al paese. Ma è poi un male, si chiedono alcuni notando come il Belgio si sia trovato in una situazione simile ma abbia continuato a crescere? Non illudiamoci, l’Italia non è il Belgio, non fosse altro perché, come nota Mario Seminerio, deve il suo miracolo all’essere un’economia largamente legata a quella tedesca che come noto fino a pochi mesi fa non dava sintomi di particolare sofferenza (mentre ora anche da Berlino continuano a giungere segnali poco rassicuranti a conferma che la crisi è sistemica e sistemica dovrà essere la sua soluzione, sciagurata e del tutto folle ipotesi essendo quella di una dissoluzione dell’area dell’euro, su basi più o meno volontarie e comunque per quanto è dato saperne ad oggi del tutto ingestibile e con conseguenze immani per coloro che “volessero” o “dovessero” uscire).
Dobbiamo a questo punto augurarci che Pd, Pdl, Movimento 5 Stelle (e persino Lista Monti) siano in grado di sedersi attorno a un tavolo, farla finita con tatticismi o atteggiamenti demagogici e provino a ragionare su cosa serve all’Italia e sia concretamente possibile fare per dare sollievo all’economia, posto che non si andrà lontano se non si riuscirà a coinvolgere in questo ragionamento anche i principali partner europei, dalla Francia alla Spagna e ovviamente alla Germania. Ma poiché come detto marzo rischia di essere “suo malgrado” un mese decisivo per l’intera economia mondiale sarà utile segnalare come in Cina le autorità abbiano deciso di rendere più rigide le norme per la concessione di nuovi mutui così da raffreddare un mercato immobiliare che continua a crescere troppo, mentre in Europa i dati delle immatricolazioni di febbraio abbiano segnato l’ennesimo bilancio color rosso sangue (per inciso il gruppo Fiat, che in America continua a segnare buoni progressi con le vendite di Chrysler salite del 4% a 139.015 vetture, in Italia ha dovuto incassare un -16,8%, sia pure a fronte di un -17,4% medio del mercato, a conferma di quanto detto più volte ossia che il futuro di Fiat è sempre più a stelle e strisce salvo che non vengano risolti i tanti problemi strutturali del sistema Italia).
Insomma: nelle prossime settimane si potrebbe decidere il risultato dell’intero 2013 e forse mettere le premesse per un 2014 leggermente migliore o ulteriormente peggiore di quanto la situazione non appaia ora in termini sia macro sia microeconomici. Molto dipenderà come detto, almeno per l’Italia, dalla possibilità di avere un governo nel pieno delle sue funzioni, anche perché è illusorio pensare che un accordo “di programma” che punti esclusivamente alla riforma elettorale ma poi non si declini in alcun tipo di misura economica possa consentire all’economia italiana di riprendersi dalla profonda crisi in cui è caduta. Contro questa ipotesi giocano del resto non solo le incertezze dello scenario economico europeo e mondiale, ma anche il rischio di nuovi downgrade del rating sovrano, la possibile nuova fuga degli investitori internazionali che nei mesi scorsi erano tornati a investire in asset italiani e la quasi certezza che la disoccupazione continuerà a crescere, i consumi a calare (tanto più che da luglio se non si disporrà diversamente scatterà anche l’ultimo incremento dell’Iva dal 21% al 22% già previsto) e gli investimenti a loro volta a ridursi.
Come ripartire? L’ho detto a sfinimento, varando riforme che abbattano la burocrazia, la corruzione, che riducano al massimo i mille conflitti d’interessi che attraversano l’Italia da Nord a Sud, da Est a Ovest. Per farlo serve un governo coeso e forte, in grado di resistere a pressioni corporative che hanno già in gran parte neutralizzato gli sforzi fatti in tal senso dal Governo Monti. Se non si riuscirà a farlo la crisi si avviterà ulteriormente e il depauperamento del sistema produttivo italiano (che già perde mille aziende al giorno) proseguirà. Resteremo un bel paese, una meta turistica ideale, un posto piacevole per chi ha la possibilità di godersi la vita. Con sempre meno giovani, sempre meno laureati (che giustamente troveranno posti di lavoro ben retribuiti all’estero), sempre meno aziende che non siano meramente commerciali-distributive. Una decrescita infelicissima che francamente mi fa orrore e a cui non voglio costringere mio figlio come immagino nessuna persona sana di mente possa voler costringere i propri. Una sciagura futura evitabile agendo, purché si trovi un accordo su come agire: l’inerzia, per l’Italia e non solo, sarebbe fatale.