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Opinioni

In Portogallo, Italia, Grecia e Spagna disuguaglianza ricchi-poveri al massimo

L’Europa del Sud è l’area in cui maggiori sono le differenze in termini di reddito e ricchezza tra la popolazione. L’Italia soffre per un mercato del lavoro poco inclusivo e un ampio gap digitale…
A cura di Luca Spoldi
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Sapete qual è il continente dove il divario tra ricchi e poveri è maggiore? Un aiutino: non si tratta dell’Asia né del Medio Oriente. In effetti si tratta dell’Europa secondo un’analisi della banca d’affari americana Morgan Stanley che appare destinata a far discutere, specialmente da noi visto che secondo gli esperti, che hanno elaborato indicatori calcolati dall’Ocse come il divario di retribuzione tra i sessi, l’impiego su base part-time non volontaria e l’accesso a Internet, hanno scoperto che subito dopo il Portogallo è proprio il “bel paese” ad essere contraddistinto dal maggior divario tra ricchi e poveri tra i primi 20 paesi aderenti all’Ocse.

Penalizzano l’Italia in particolare la bassa inclusione del mercato del lavoro (che continua a vedere un elevato numero di giovani e di donne disoccupati o del tutto inattivi) e il divario in termini di accesso digitale, fattori per i quali l’Italia ha ottenuto il peggior punteggio tra i 20 paesi considerati. Dire che l’Italia dovrebbe passare dagli slogan ai fatti sia in termini di “rottamazione” sia di “banda larga” è poco, ma non è tutto.

L’Italia soffre anche in termini di indice di Gini (una misura “classica” della diseguaglianza nella distribuzione del reddito e della ricchezza), risultando il settimo peggior paese sotto questo profilo, mentre è in media (decima posizione su 20) per quanto riguarda la dispersione delle paghe e si consola risultando il terzo miglior paese tra quelli considerati per quanto riguarda i differenziali in termini di salute.

Il che purtroppo non significa di per sé che la sanità italiana sia in assoluto tra le migliori di quelle considerate, si badi, ma solo che mediamente essere ricchi o poveri in Italia non fa molta differenza per quanto riguarda la qualità dei servizi sanitari ricevuti. Dietro l’Italia, dunque con una distribuzione della ricchezza appena meno diseguale, si piazza la Grecia cui troppo spesso in Italia si guarda con un’aria di sufficienza, visto come è stata raccontata in questi anni la crisi del debito sovrano di Atene e tutto quanto ne è seguito, compreso il rischio di una “Grexit” la scorsa estate.

Ancora un gradino più sotto la Spagna (che completa così il quartetto del Sud Europa), modello cui più volte l’Italia è sembrato guardare per cercare di superare una crisi da cui non si può dire che l’economia tricolore sia ancora uscita, visto che il Pil resta su livelli di circa il 15% inferiori a quelli di fine 2007 (e ai ritmi attuali questo vuol dire che occorrerà almeno un altro decennio solo per tornare al punto di partenza, quando saranno trascorsi 15 o 20 anni da che la crisi ha avuto inizio).

Quinti a sorpresa, ma neppure troppo, gli Stati Uniti. Gli Usa, peraltro, sono il paese che ha in assoluto il peggior indice di Gini e la più diseguale distribuzione delle retribuzioni: non deve sorprendere troppo visto che i più importanti amministratori delegati e banchieri americani guadagnano svariati milioni (a volte svariate decine di milioni) di dollari l’anno, contro le poche decine di migliaia di dollari dei loro dipendenti di più basso livello.

In compenso l’inclusione del mercato del lavoro è la seconda meno diseguale tra tutti i 20 paesi dell’indagine, a conferma della tradizione americana per cui se siete in grado di lavorare troverete chi vi offrirà un lavoro e a fare la differenza non sarà tanto il sesso, l’età, il colore della pelle o il vostro credo religioso o politico, quanto la vostra abilità nello svolgere le mansioni affidatevi, ossia fondamentalmente nel far guadagnare il vostro datore di lavoro.

Tra gli altri paesi europei, la Germania è il sesto paese più diseguale, davanti all’Austria (ottava, preceduta dall’Australia, che non sembra il paese ideale sotto il profilo del mercato del lavoro, risultando il terzo meno inclusivo sotto tale profilo) e all’Irlanda (secondo peggior paese per quanto riguarda l’inclusività del mercato del lavoro). Nessuna sorpresa, invece, per quanto riguada gli ultimi posti dei paesi maggiormente ineguali (e dunque tra i migliori in termini di equa distribuzione di ricchezza e reddito).

Nelle ultime tre popsizioni della classifica di Morgan Stanley si trovano nell’ordine, Finlandia, Svezia e Norvegia che così confermano il “luogo comune” di nazioni in cui le differenze tra l’elite e la massa non sono poi così marcate, anche se con una rilevante eccezione, rappresentata da una sanità che sembra ritagliata sull’esigenza dei più ricchi, visto che la Finlandia è il terzo paese più diseguale per quanto riguarda la cura della salute, la Svezia il settimo e la Norvegia il decimo.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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