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In arrivo fino a 250 mila euro per startup innovative

UniCredit e Digital Magics investono nelle startup innovative italiane, preparandosi a cofinanziare fino a 250 mila euro per ogni idea selezionata. Ma la selezione è dura: ogni mille progetti in media solo una decina vengono finanziati…
A cura di Luca Spoldi
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Accordo tra UniCredit, seconda maggiore banca italiana, e Digital Magics, investment company fondata nel 2004 da Enrico Gasperini, Alberto Fioravanti, Gabriele Ronchini e Gabriele Gresta che dal 2008 opera come opera come incubatore di startup digitali innovative ed è quotato dallo scorso anno sull’Aim AIM Italia (il mercato alternativo del capitale dedicato alle piccole e medie imprese gestito Borsa Italiana), per co-investire in startup innovative nell’ambito del programma UniCredit Start Lab, la nuova piattaforma di formazione, coaching, servizi di incubazione, risorse finanziarie e spazi fisici messa a punto dall’istituto guidato da Federico Ghizzoni per supportare le startup, l’innovazione e le nuove tecnologie. In base a tale accordo Digital Magics presenterà a UniCredit startup innovative che propongono contenuti e servizi ad alto valore tecnologico e a elevato potenziale di crescita.

Secondo quanto si legge in una nota, “le migliori business idea potranno ricevere un investimento da parte di UniCredit fino a 250.000 euro insieme a Digital Magics”, investimento che deve intendersi per ogni singola startup e che potrà anche essere convertito in una partecipazione al capitale sociale nei primi due anni di vita della nuova azienda; inoltre nell’ambito di questo accordo, UniCredit entra a far parte del Digital Magics Angel Network, la rete di oltre 100 investitori privati, fondi istituzionali e partner industriali, che supportano l’incubatore nella selezione, mentorship e co-investimento dei progetti più interessanti. A fine gennaio sempre Digital Magics aveva annunciato un accordo simile col Gruppo Uvet (entrato nella compagine dell’incubatore a fine dicembre con una quota di circa l’1,8% per circa 500 mila euro) per realizzare insieme investimenti in startup nell’ambito dell’online tourism e travel attraverso lo sviluppo di un programma di investimento e innovazione comune.

L'accordo ha già portato ad una prima operazione, il finanziamento, attraverso un aumento di capitale da 725 mila euro (a cui hanno preso parte oltre al Gruppo Uvet e Digital Magics anche il fondo Atlante Seed, di Intesa Sanpaolo, Withfounders, già tra i finanziatori di startup di successo come Buongiorno Vitaminic, SaldiPrivati, Jobrapido e Glamoo, e altri investitori) di Plannify, una startup nata da un’idea di due giovani imprenditori veneti, Enrico Gennari e Carlo Scabin ed incubata da Digital Magics che ha sviluppato un motore di ricerca di eventi, manifestazioni e spettacoli in Italia e all’estero con funzionalità social.

Finora Digital Magics ha investito in 41 aziende ed ha attualmente in portfolio 29 startup e 2 incubatori controllati, oltre ad aver già realizzato 6 “exit” (cessioni) per un valore complessivo di circa 5 milioni di euro; solo nel 2013 la società ha investito 3,47 milioni di euro in 11 startup nuove (su milla progetti esaminati e 100 selezionati in quanto ritenuti meritevoli di un approfondimento) e in 5 già esistenti, direttamente o attraverso 56Cube. Ma quali sono le cifre complessive del settore in Italia? Di startup “innovative” secondo il “Who’s Who” realizzato da Italia Startup e dal Politecnico di Milano – School of Mangement’s Osservatory Research Centre, ne esistevano alla fine dello scorso anno 1.227, per il 50% localizzate in Nord Italia, il 36% al Centro e il 14% al Sud. Di queste 113 risultavano avere già ricevuto finanziamenti (46% al Nord, 26% al Centro, 28% al Sud), in 32 casi da investitori “istituzionali” (6 da soggetti pubblici, 26 da investitori privati), mentre altre 97 si trovavano incubate o in fase di accelerazione (45% al Nord, 34% al Centro, 21% al Sud).

Quanto all’ammontare degli investimenti, nel 2012 alle startuphightech” tricolori sono andati in tutto 112 milioni di euro, cifra di poco superiore a quella dello scorso anno (110 milioni circa) ed ancora molto piccola se paragonata al Pil italiano, appena lo 0,004% del quale è investito in venture capital (un sesto della media europea) mentre solo il 2% del private equity viene destinato al capitale di rischio (contro il 6% medio in Europa). Pochi soldi ma già ora importanti, specie per i giovani imprenditori in grado di avviare attività con buone prospettive di profitto ma che necessitano di capitali che il sistema bancario non riesce o non sa ancora fornire, e abbastanza ben distribuiti territorialmente, questi fondi potrebbero nei prossimi anni salire decisamente.

Gli operatori del settore si attendono infatti, anche grazie ad alcune novità normative, che il venture capital italiano possa raggiungere il livello di quello operante in paesi come Francia e Germania. Se ciò avvenisse tutta la filiera, dagli incubatori alle aziende fino ai loro fornitori, dipendenti e finanziatori ordinari, ne trarrebbe beneficio e il contributo alla crescita del paese potrebbe farsi meno minuscolo. Anche perché questo tipo di operazioni comporta una crescita culturale, oltre che un’iniezione di capitali e di relazioni, di cui le nostre Pmi hanno disperato bisogno se vorranno competere ad armi pari coi concorrenti esteri in un futuro fatto sempre più di nuove tecnologie al servizio di tutti i settori. Più che un peccato sarebbe un delitto colposo non rendersene conto e perdere anche questo treno.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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