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Immobili e tasse, croce e delizia dei ministri italiani

Vittorio Grilli avrebbe pagato la sua casa ai Parioli molto meno dei valori di mercato, meno persino del mutuo ottenuto. Vero o falso? Il ministro smentisce e precisa, i media tacciono, ma lo scoop porta una firma illustre…
A cura di Luca Spoldi
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Chigi - consiglio ministri

Tra i pochi ad averne parlato in Italia, col solito piglio, è stato il sito di gossip Dagospia, mentre tra i grandi quotidiani solo Repubblica ha riferito la notizia, ben “nascosta” tra le pagine interne. Eppure lo “scoop” porta la firma di una delle maggiori testate economiche mondiali, il gruppo Bloomberg. Perché tanta cautela nel riferire che, secondo quanto riferisce il gruppo fondato dal sindaco di New York, il ministro dell’Economia italiana, Vittorio Grilli, “nominato dal primo ministro Mario Monti per arginare il fenomeno dell’evasione fiscale”, avrebbe “acquistato la sua abitazione romana da 14 stanze ad un prezzo inferiore a quello di mercato del suo quartiere e a quello del suo mutuo secondo i documenti della transazione, risalente al 2004”.

Nel paese dove troppe volte si vedono poteri forti coi deboli ma deboli coi poteri forti il ministro antievasori avrebbe “pagato un milione e 65 mila euro per un appartamento al piano terra con giardino nel quartiere Parioli, ottenendo secondo gli archivi governativi un mutuo di 1,5 milioni di euro, del 41% superiore al prezzo d’acquisto registrato”. Le transazioni immobiliari in Italia, ricorda il sito americano “sono spesso registrate per valori inferiori al prezzo realmente pagato così da ridurre le imposte o eludere i controlli sul riciclaggio di denaro come riporta il sito del ministero delle Finanze”. Una chiosa che sembra sottointendere: persino il titolare della caccia agli evasori è caduto nel più classico dei “vizietti” privati che pubblicamente stigmatizza.

Il ministro, che in questi mesi non ha lesinato di ordinare blitz della Guardia di Finana da Cortina d’Ampezzo a Capri per stanare pericolosi evasori che non battevano scontrini fiscali per pizze e caffè o che venivano trovati a bordo di Ferrari o yacht mai dichiarati, ha subito ribattuto in una nota ufficiale sottolineando come la vicenda “nella migliore delle ipotesi potrebbe essere considerato un pettegolezzo infondato” sottolineando come sia “poco professionale e sbagliato criticare le disposizioni finanziarie per l’acquisto di un immobile senza sapere nulla degli altri aspetti del rapporto fra banca e cliente che sottende tutte le transazioni commerciali relative a prestiti e garanzie”. Il che appare sacrosanto e forse non sbaglia Grilli a sospettare che da parte della stampa anglosassone ci sia un certo compiacimento nel poter “pizzicare” esponenti dei governi dei PIIGS con le classiche “mani nella marmellata”, indipendentemente dalla nazionalità, dal colore politico o dalla concretezza degli addebiti mossi.

Così come è certamente legittimo che Grilli, che a differenza di altri ministri non dichiara di aver ricevuto immobili o mutui a propria insaputa, precisi nella nota che “sia questa che qualsiasi altra operazione in cui io sia mai stato coinvolto è perfettamente legale. Non sono mai stato coinvolto in operazioni di riciclaggio di qualsiasi tipo”. Mentre lo stesso Mps, banca che aveva originariamente erogato il mutuo (ceduto poi a Intesa Sanpaolo dal 2010), ha subito precisato in una mail inviata a Bloomberg, che non ha mai acceso mutui il cui valore eccedesse il prezzo d’acquisto dell’immobile a cui si riferivano e che nel 2004 (all’epoca della transazione) il tetto massimo per qualunque mutuo immobiliare era fissato pari al 95% del valore dell’immobile acquisito.

Certo in un paese dove a pensar male si fa peccato ma a volte ci si becca, la vicenda in sè e ancor più il sostanziale silenzio da parte dei grandi media italiani sembra dirla lunga quanto meno sul clima di scarsa trasparenza che, nonostante i lodevoli ed evidenti sforzi compiuti proprio dal governo Monti, resta ancora troppe volte attorno a vicende che coinvolgono i potenti di turno. Salvo, magari, trasformarsi in un’altrettanto poco trasparente argomento di propaganda elettorale. Ennesima conferma di un paese ancora dilaniato da lobbies e cricche che cercano di mantenere per quanto possibile buoni rapporti ma sono pronte a far partire ogni volta una nuova “macchina del fango” se e quando saltano gli accordi tra le parti. Una cultura che dovrà essere superata se si vorrà far ripartire l’Italia, in senso economico e sociale.

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Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
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