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Il taglio dei tassi d’interesse si avvicina, dice il governatore di Bankitalia: chi ci guadagnerebbe

Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, ha detto che il taglio dei tassi d’interesse è “possibile”, e che in questa direzione va anche il “consenso che sta emergendo” nella Bce. Gli effetti sarebbero positivi per chi ha un mutuo a tasso variabile e per chi deve chiedere un nuovo prestito.
A cura di Luca Pons
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L’inflazione adesso è "in rapido calo", sia in Italia che nel resto dell'Unione europea, e questo rende "possibile un taglio dei tassi". In generale, il "consenso che sta emergendo soprattutto nelle settimane più recenti nell’ambito del Consiglio direttivo della Bce" va proprio in questa direzione. A dirlo in un discorso pubblico è stato Fabio Panetta, governatore della Banca d'Italia, che del Consiglio direttivo della Bce fa parte. Un ribasso a giugno, come aveva prospettato anche la presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde, aiuterebbe chi ha un mutuo a tasso variabile e chi ha intenzione di chiedere un nuovo prestito.

Panetta ha confermato che nelle ultime settimane nella banca centrale dei Paesi della zona euro si è fatta largo l'idea che sia arrivato il momento di tagliare i tassi d'interesse. Anche perché l'inflazione è sempre più bassa, e alcuni rischi (come un aumento improvviso degli stipendi, o un boom dei prezzi di petrolio e gas a seguito delle crisi in Medio oriente e in Ucraina) non si sono concretizzati.

Al momento, il tasso d'interesse di riferimento indicato dalla Bce è al 4,5%. È il livello più alto dalla crisi del 2008, ed è stato raggiunto a settembre dello scorso anno dopo mesi di rialzi. La prossima riunione del Consiglio direttivo, fissata il 6 giugno, potrebbe essere l'occasione per annunciare il primo ribasso.

Gli effetti di un abbassamento dei tassi d'interesse sarebbero positivi soprattutto per chi deve accendere un mutuo e per chi ne ha già uno, a tasso variabile. Infatti, il tasso di riferimento Bce è uno degli elementi principali che le banche osservano per stabilire i loro tassi d'interesse sui prestiti, e quindi le rate dei mutui.

Chi ha aperto un mutuo a tasso fisso prima del periodo di rialzi promossi dalla Bce, in questi mesi non ha visto particolari differenze. Infatti, il vantaggio del tasso fisso è che l'importo delle rate è stabilito fin dall'inizio, e poi non può alzarsi né abbassarsi anche se le condizioni di mercato (ad esempio i tassi d'interesse della Bce) cambiano. Al contrario, chi aveva un mutuo a tasso variabile ha con tutta probabilità subito aumenti fortissimi delle rate del proprio mutuo.

Per queste persone, un intervento della Bce a giugno non significherebbe immediatamente un importo più basse delle rate mensili, ma è probabile che nel giro di alcune settimane le condizioni inizierebbero a migliorare. Ciascuna banca, comunque, è libera di applicare le politiche che preferisce ai tassi d'interesse, quindi il ribasso non sarebbe automatico né uguale per tutti.

Allo stesso tempo, chi deve chiedere un prestito potrebbe trovarsi di fronte a condizioni più favorevoli nei prossimi mesi. Dall'inizio dell'anno c'è stato un primo calo dei tassi d'interesse, proprio perché molti hanno iniziato ad aspettarsi che presto dalla Bce arriverà un taglio. Se questo dovesse proseguire, le condizioni offerte dalle banche per un mutuo (sia a tasso fisso che a tasso variabile) potrebbero diventare più accessibili nella seconda metà del 2024.

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