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Il Pil dell’Italia va peggio del previsto, è sceso dello 0,4% nel secondo trimestre del 2023

Tra aprile e giugno del 2023, rispetto al trimestre precedente, il Pil dell’Italia è sceso dello 0,4%, e non dello 0,3% come stimato in precedenza fa. La conferma è arrivata dall’Istat. Il calo è dovuto soprattutto alla domanda interna.
A cura di Luca Pons
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L'economia italiana va un po' peggio di quanto annunciato nelle scorse settimane. In un aggiornamento pubblicato oggi, l'Istat ha certificato che nel secondo trimestre del 2023 – da aprile a giugno – il Pil nazionale è sceso dello 0,4% rispetto al trimestre precedente. La stima precedente, pubblicata a inizio agosto aveva fissato il calo allo 0,3%.

"La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la flessione dell’economia italiana nel secondo trimestre dell’anno, risultata pari allo 0,4%, lievemente più accentuata rispetto alla stima preliminare", ha scritto l'istituto di statistica. "La crescita tendenziale (cioè quella rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente, ndr) si attesta allo 0,4%, in flessione rispetto ai trimestri precedenti". In confronto, gli Stati Uniti hanno registrato rispetto allo scorso trimestre un +0,6%, la Francia un +0,5% mentre la Germania è rimasta stabile.

Il motivo di questa discesa è "soprattutto la domanda interna"; i consumi finali nazionali sono scesi dell'ìo 0,3%, gli investimenti fissi lordi delle imprese sono calati dell'1,8%. Insomma, le famiglie e le imprese italiane hanno speso meno e la domanda interna è calata decisamente, rispetto all'inizio dell'anno. Sono diminuite sia le importazioni che le esportazioni, dello 0,4%. In tutti i principali settori c'è stata una riduzione del valore aggiunto, soprattutto in agricoltura (-1,3%), industria (-1,4%) e servizi (-0,1%).

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La variazione acquisita del Pil per il 2023 è di +0,7%. Cioè, se l'anno finisse adesso la crescita annuale dell'Italia sarebbe ferma a quella soglia. Il governo Meloni nel Def pubblicato ad aprile ha stimato che nel 2023 il Paese sarebbe arrivato al +0,9%. Resta da vedere cosa diranno i dati sui prossimi due trimestri, con quello di luglio-settembre che sarà influenzato dal periodo turistico e quello ottobre-dicembre che dovrebbe mostrare la ripresa delle attività produttive dopo l'estate.

Tra poche settimane, entro fine settembre, il governo pubblicherà l'aggiornamento al Def, ovvero la Nadef (Nota di aggiornamento al Def). Qui l'esecutivo sarà chiamato a fare un quadro della situazione attuale, e anche a rivedere eventualmente le sue stime. Il governo ha puntato molto sul fatto che la prospettiva di crescita dell'Italia per il 2023 è più alta di quella di Francia e Germania (per quanto nel 2024 sia invece tra le più basse in Europa), ma resta da vedere se le cose andranno veramente così.

Le percentuali inserite nella Nadef non sono solo una questione di confronto con gli altri Paesi. In base a quanto andrà bene l'economia italiana, e a quanto si pensa che possa crescere, il governo Meloni dovrà orientarsi nella scrittura della legge di bilancio. Una differenza di pochi decimi percentuali potrebbe fare la differenza tra una misura in più o in meno da inserire nella manovra, tra una promessa agli elettori che si può mantenere oppure che va messa da parte.

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