Cipro si impunta e non vuol piegarsi all’imposizione straordinaria sui depositi chiesti dalla Ue, temendo la fuga dei ricchi oligarchi russi il cui “nero” ha fato la recente fortuna dell’isola stato (prima che la crisi della Grecia aprisse buchi nei bilanci del suo ipertrofico settore bancario), la recessione autoindotta dal rigore tedesco (che solo in questi ultimi giorni sembra poter finalmente venire mitigato) continua a ripercuotersi sui principali comparti economici dell’Unione europea, eppure una risposta alla crisi, sia pure per settori di “nicchia” come moda e lusso, sembra esistere. Il segreto? Avere produzioni di alta qualità in grado di reggere la concorrenza internazionale e riuscire a proporre modelli di business alternativi.
Un’ulteriore riprova di quanto sopra può essere considerato il FashionBiz Paris Haute Couture, evento organizzato da FashionBiz (marchio del lusso appartenente al gruppo H2biz) dedicato ai giovani talenti della moda italiana, in calendario il prossimo 9 aprile a Parigi, presso la sede del gruppo H2biz in Avenue de la Grande Armée. Un’iniziativa fortemente voluta da Luigi De Falco, patron di H2biz, che ha inteso dare un segnale positivo in una fase economica che resta difficile. La sfilata prevede la presentazione di otto linee di alta moda realizzate da altrettanti giovani designer italiani di fronte a un pubblico composto da buyer internazionali e addetti di case di moda già affermate, alla ricerca di nuovi talenti da inserire nelle proprie maison.
Un’iniziativa interessante perché coinvolge uno dei settori trainanti dell’economia italiana, capace di generare nel 2012 un giro d’affari complessivo stimato oltre i 60 miliardi di euro, il cui trend di crescita (soprattutto per la moda maschile) prosegue nonostante una fisiologica decelerazione. Anche per la moda al momento le aree extra Ue sono quelle che appaiono più ricettive, come confermano non solo i dati dei principali istituti statistici internazionali, ma anche il successo riscontrato dai maggiori marchi italiani, da Prada a Brunello Cucinelli, da Tod’s a Salvatore Ferragamo, riusciti in questi anni ad imporsi in tutto il mondo (anche se in qualche caso finiti preda di gruppi internazionali di maggiori dimensioni, cosa particolarmente vera nel settore dell’extra lusso e della gioielleria).
Insomma: anche in tempo di crisi la qualità paga e consente di tenere alto il “made in Italy” nel settore moda e lusso, anche quando alcuni imprenditori come Matteo Marzotto (ex presidente di Valentino Fashion Group e di Enit) preferiscono rilanciare marchi storici non italiani (nel suo caso la maison francese Madeleine Vionnet), affidandoli peraltro a creativi italianissimi come Rodolfo Paglialunga (formatosi con un’esperienza di 13 anni in Prada e precedentemente con Romeo Gigli) .
Al di là del singolo marchio o stilista, sempre più importante è l’attività di piattaforme: in questo senso FashionBiz, primo network dedicato agli operatori del fashion e del lifestyle che si propone di mettere in contatto designer, manager e aziende per sviluppare relazioni commerciali, sembra una innovazione in termini di business model destinata ad aver successo. Che col “FashionBiz Paris Haute Couture” punta a promuove il duplice obiettivo di coniugare innovazione e qualità con una più efficace penetrazione commerciale.