video suggerito
video suggerito
Opinioni

Il lusso farà ripartire l’economia italiana?

I marchi della moda e del lusso italiani continuano a piacere agli investitori di tutto il mondo. Gli ultimi ad aprire le porte a nuovi soci potrebbero essere Versace e Pal Zileri, sfruttando la continua crescita delle valutazioni per reperire risorse fresche con cui rafforzarsi sui mercati emergenti…
A cura di Luca Spoldi
41 CONDIVISIONI

Immagine

Il lusso salverà l’economia italiana? Forse è un azzardo sperarlo, di certo il settore continua a piacere ai fondi di private equity e ai fondi sovrani, specialmente quelli medio orientali, così mentre Versace si prepara a cedere entro fine anno una quota di minoranza, che dovrebbe essere compresa tra il 20% e il 30% del capitale, ad un investitore istituzionale (nell’ultima fase della gara, curata da Goldman Sachs e Banca Imi, secondo le ultime indiscrezioni sarebbero rimasti in lizza Investcorp, il fondo sovrano del Bahrain, KKR, Blackstone, Permira, ma anche Ardian, ossia l’ex Axa Private Equity, il Fondo Strategico Italiano e Clessidra), alcune indiscrezioni danno Mayhoola for Investments, veicolo finanziario legato alla famiglia regnante del Qatar che lo scorso anno rilevò da Permira il marchio Valentino (e la licenza M Missoni) per 700 milioni di euro, interessata al marchio Pal Zileri, finora facente capo al Gruppo Forall.

Forall, fondato negli anni Settanta da Gianfranco Barizza e Aronne Miola (le cui famiglie, assieme ai Bellet e ai Ghiringhelli, sono ancora nel capitale assieme al gruppo tessile egiziano Arafa Holding titolare del 35% del capitale) negli anni ha curato produzione e distribuzione di marchi quali Soprani, Verri, Fusco, Krizia e Trussardi e tuttora detiene le licenze di Moschino, Cerruti 1881, Borsalino e altri marchi d’abbigliamento (a cui fa capo circa il 21% del giro d’affari). Dopo aver chiuso il 2012 con un fatturato attorno ai 150 milioni di euro e un Ebitda di 7 milioni (ma anche con un indebitamento di 50 milioni), il gruppo vicentino avrebbe affidato al Credit Suisse la gestione dell’asta, secondo quanto già riportato in aprile dall’agenzia Reuters, con l’obiettivo di trovare un socio pronto a rilevare una quota di maggioranza (il 65% in mano ai fondatori o comunque la maggior parte di tale quota).

Una mossa resasi necessaria, in un momento di stretta sul credito e sofferenza delle domanda domestica come l'attuale, per assicurare le risorse necessarie a riposizionare il marchio, che si trova a competere con brand quali Canali, Corneliani, Brioni (acquistata nel 2011 per 350 milioni di euro dalla francese Kering), Ermenegildo Zegna o Hugo Boss (già appartenuta al gruppo Marzotto e tuttora in portafoglio a Permira) ma che rispetto ai propri competitor soffre di una minore presenza su importanti mercati emergenti, sempre più alla base delle fortune dei grandi marchi della moda e del lusso, italiani e non. Se per il marchio della Medusa il problema potrebbe essere relativo principalmenteal prezzo, visto che la famiglia Versace appare intenzionata a rimanere alla guida ( quanto meno creativa), del gruppo, per Pal Zileri potrebbe sorgere qualche maggiore complicazione, visto che Arafa, entrata nel 2008, risulta tra i fornitori di catene distributive come Gap, Macy’s e Marks & Spencer e sarà dunque opportuno trovare una formula che non matta a rischio rapporti commerciali in essere.

Non solo: Arafa, che nel 2008 pagò poco più di 25 milioni di euro la propria quota sulla base di una valutazione del brand attorno ai 73 milioni di euro, pari a 14 volte l’Ebitda, ha un’opzione per acquistare il restante 65% entro la fine dell’anno e il potere di veto rispetto alla vendite del 65% dei soci italiani ad un socio non gradito. Ma quanto potrebbero valere le due “maison” italiane? Se si applicasse la valutazione “monstre” utilizzata per Valentino (oltre 31 volte l’Ebitda) Pal Zilieri potrebbe valere sino a 200-220 milioni di euro, mentre Versace (il cui Ebitda è stato di circa 70 milioni di euro nel 2012, di cui però metà circa è frutto di royalties) potrebbe essere valutata tra i 1.000 e i 1.100 milioni di euro, così che le due transazioni potrebbero arrivare a valere rispettivamente tra i 130-140 milioni e i 200-300 milioni. Sembra tuttavia più probabile che non si arrivi a tanto: in borsa, dove pure i titoli del settore continuano a fare scintille, Salvatore Ferragamo oggi oscilla appena sopra i 25 euro per azione, con una capitalizzazione di oltre 4,24 miliardi (pari a 18,5 volte l’Ebitda 2012, di poco inferiore ai 229 milioni di euro) mentre Brunello Cucinelli vale sui 23 euro a titolo, superando i 1.576 milioni di capitalizzazione (oltre 32 volte l’Ebitda, che lo scorso anno è salito a poco più di 49 milioni).

Anche ipotizzando una valutazione maggiormente allineata a quella di Ferragamo (ad esempio tra le 18 e le 20 volte l'Ebitda) le valutazioni per i nostri migliori marchi di moda e lusso sembrano comunque più che interessanti, nonostante soprattutto in Italia (e in Europa) la crisi del settore continui a far soffrire molti, il che dovrebbero forse indurre a qualche considerazione circa l’opportunità di maggiori investimenti, anche italiani, in tutta la filiera, così da rafforzare il settore ed evitare, se possibile, ulteriori “spoliazioni” a vantaggio di concorrenti esteri. Sarebbero probabilmente soldi meglio spesi (perché in grado di generare maggior valore per gli azionisti, know-how e prospettive occupazionali) che non quelli che Poste Italiane si troverà a “investire” in Alitalia, secondo il modesto parere dello scrivente: qualcuno sarà mai in grado di spiegarlo alla nostra “classe dirigente”?

41 CONDIVISIONI
Immagine
Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views