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Il governo dimezza il condono: quali cartelle saranno escluse e perché

Dopo lo scontro che ha preceduto il Consiglio dei ministri il governo ha più che dimezzato il condono: saranno cancellate 16 milioni di cartelle, il 74% in meno di quanto previsto inizialmente. Si tratta per la maggior parte di crediti che erano già iscritti alla riscossione attraverso rottamazione ter e saldo e stralcio, quindi tutt’altro che inesigibili.
A cura di Stefano Rizzuti
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Tema di scontro prima del Consiglio dei ministri e, probabilmente, di nuovo terreno di battaglia in Parlamento. Il condono inserito nel decreto Sostegni è uscito dal Cdm in parte azzoppato, con un valore inferiore rispetto a quello atteso e, di conseguenza, meno cartelle che verranno eliminate. Lega e Forza Italia, però, non si rassegnano, e annunciano battaglia in Parlamento. Claudio Durigon, sottosegretario al Mef, sostiene che si tratti “solo di un primo passo”, con la speranza di un’importante ampliamento durante la discussione alle Camere. Anche Antonio Tajani sostiene che “non basta: faremo di più”. Resta, però, la contrarietà del Pd, che con l’ex viceministro Antonio Misiani annuncia: “Noi voteremo contro”.

Le cartelle che rientrano nel condono

Il decreto Sostegni coinvolge 16 milioni di cartelle che vanno dal 2000 al 2010. Inizialmente si era pensato a uno stralcio più ampio, fino al 2015, con 61 milioni di cartelle cancellate. Come sottolinea Il Sole 24 Ore è stato escluso il 74% delle cartelle da condonare. La differenza la fanno soprattutto i tempi, con i cinque anni in meno. Il secondo limite è quello del reddito: nel 2019 non deve essere superiore ai 30mila euro per accedere al condono. Un tetto ritenuto più che altro simbolico perché, di fatto, taglia fuori solo il 17% dei contribuenti potenzialmente interessati.

Il calendario del condono dipende dall’affidamento dei ruoli all’agente di riscossione. Quindi anche le cartelle notificate dopo il 31 dicembre 2010 dovrebbero rientrare se l’affidamento è avvenuto entro quella data. Restano non sanabili multe e sanzioni per condanne penali, danni erariali e recuperi di aiuti di Stato. Dovrebbero esserci invece i debiti sopra i 5mila euro iscritti in più ruoli, ovvero nel caso in cui non siano state pagate più imposte contemporaneamente. Prima di avere la certezza su queste regole, comunque, serve il decreto attuativo. Nel frattempo è previsto lo stop alla riscossione anche dopo il termine generale del 30 aprile per chi è candidato ad accedere al condono.

Gran parte delle cartelle era già in fase di riscossione

Si è parlato finora di crediti non recuperabili per le casse dello Stato, ma in realtà non è proprio così, come sottolinea ancora Il Sole. Innanzitutto va ricordato che in Italia i tempi fiscali sono lunghi e che il 2010 è quindi meno lontano di quel che sembra. Dei 666 milioni di euro calcolati dal Mef, però, ben 451 sono collegati a pratiche che avevano aderito alla rottamazione ter e al saldo e stralcio. Tutt’altro che crediti inesigibili, quindi, considerando che erano già in fase di riscossione. E ora, invece, non lo saranno più.

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