video suggerito
video suggerito
Opinioni

Il G7 di Londra parla di banche ma…

A Londra si decide come dovrà essere la futura unione bancaria europea e si cerca di evitare che scoppi una guerra valutaria mondiale. Ma in Italia, dove il Parlamento pare ignorare tutto questo, i problemi restano altri…
A cura di Luca Spoldi
31 CONDIVISIONI

Immagine

Mentre il Parlamento italiano è impegnato nelle consuete scaramucce di bassa lega e i nostri leader politici pensano ciascuno agli interessi della propria botteguccia, il mondo va avanti e a Londra il G7 decide di rivedere la regolamentazione bancaria per cercare di ridurre il rischio di instabilità futura, dando però al tempo stesso modo alle banche centrali di far ripartire in qualche modo l’economia in Europa e in Giappone e rafforzare una ripresa già in atto ma ancora non in grado di riassorbire l’elevata disoccupazione negli Stati Uniti. Problemi concreti non solo per mercati e intermediari finanziari ma per famiglie e imprese, tanto più che il tentativo giapponese di reflazionare l’economia dopo due decenni di “cura tedesca” (o meglio, appunto, di “cura giapponese” che da un paio d’anni anche l’Europa, sotto la spinta della Germania, pare intenzionata ad applicare, col rischio di assistere ad uno “sviluppo” quantitativamente e temporalmente simile a quello sperimentato dal Sol Levante) sta portando a far cozzare le politiche valutarie giapponese, europea e americana, per non dire dei paesi del Brics.

Il rischio, di cui in Italia nessuno o pochi parlano, è che prima o poi la corda si spezzi e scoppi una guerra valutaria perché ciascuno dei quattro blocchi sopra ricordati sta tentando di sostenere la propria ripresa basandosi più (o solo) sulle esportazioni che non sulla domanda interna (con la parziale eccezione degli Stati Uniti che però non intendono far rafforzare il dollaro ad un punto tale da far imballare nuovamente la propria ripresa, come detto già ora giudicata insufficiente). Metteteci che per quanto apparentemente attenuata in Europa nelle ultime settimane la spinta verso una “repressione fiscale” è tornata a fare capolino proprio al termine del G7 londinese che ha invitato i paesi membri a “stringere” su tasse ed evasione. Due tasti sensibili per l’Italia visto che già lo scorso anno il prelievo fiscale è arrivato a pesare secondo vari studi mediamente il 57,2% effettivo del Pil, pesando però molto di più su imprese e lavoratori (si oscillerebbe a seconda dei casi e degli studi tra un 68% medio per le imprese e valori tra il 64% e l’80% a seconda della tipologia di lavoratori).

Sulla possibilità (o inevitabilità) di tornare a inasprire la tassazione su pensionati e persone assistite, che generalmente subiscono livelli di tassazione inferiori, ho molti dubbi specie in un momento in cui il reddito disponibile è in calo (anche in questo caso la “cura”, fatta di maggiori contributi a fronte degli stessi assegni pensionistici o servizi di assistenza, avrebbe dovuto essere somministrata decenni or sono, non certamente ora), quanto al sommerso già le stime variano a seconda delle fonti dai 90 ai 180 miliardi di euro di imponibile evaso ogni anno (oltre ad un patrimonio detenuto irregolarmente all’estero tra i 100 e i 200 miliardi), il che fa capire subito quanto sia difficile nel concreto fare qualcosa. Ma poi pensate a cosa succede nel concreto: a chi scrive pochi giorni fa l’Agenzia delle Entrate ha chiesto “chiarimenti” su due voci portate a detrazione della dichiarazione dei redditi 2011: spese funebri e versamento a fondo pensione.

Ora: mio padre è morto due anni or sono e la fattura mi è stata regolarmente intestata dall’azienda funeraria che effettuò le esequie, i versamenti al mio fondo pensione individuale proseguono da anni, salvo qualche interruzione dovuta ad un cambio di gestore e a perdite di tempo per trasferire il conto corrente collegato. Se su queste voci l’Agenzia delle Entrate ha bisogno di chiarimenti posso immaginare quando un’azienda inizia a segnalare voci un poco meno “individuabili” di quelle di cui sopra cosa succede. Controlleranno ogni stampante che apparentemente viene acquistata? Ogni decina o centinaia di euro di spese di cancelleria inserite in bilancio? Ogni scontrino di taxi, ogni rimborso benzina, ogni biglietto di treno o di aereo o di nave, per vedere se effettivamente chi l’ha pagato l’ha utilizzato per uno scopo coerente con l’attività aziendale? Non mi faccio illusioni: a fronte di un Parlamento ignorante (ossia che ignora, volutamente o per mancanza di competenza o esperienza, quali siano i paesi reali dell’economia e quali le ricette per risolverli), la burocrazia italiana è ignorante due volte, perché ignora le esigenze legittime di aziende e famiglie e non riesce a scovare chi illegittimamente segue proprie “norme” in barba alla legge.

Nel frattempo speriamo che dal G7 e dai colloqui che seguiranno possano finalmente iniziare a prendere forma pezzi di soluzione, di cui una nuova regolamentazione bancaria che porti alla nascita di un’unione bancaria europea fa certamente parte, in grado di semplificare e riattivare i meccanismi di mercato. Ma in un paese come l’Italia dove il mercato, al più, è quello rionale del pesce o dell’ortofrutta, al di là dei proclami di questo o quell’esponente politico, temo che ci vorrà più tempo che altrove per vedere qualche beneficio. Che poi gli investitori esteri continuino a ritenere poco attraente l’Italia per nuovi investimenti, al di là che qualche operazione meramente finanziaria, non dovrebbe stupire più nessuno. Semmai stupisce che dopo anni che la storia si ripete, puntualmente, gli italiani ancora non abbiano capito come stanno le cose: molto peggio di come continuano a rappresentarcele i nostri “rappresentanti” e gli esponenti di una classe “dirigente” tra le meno valide (o più indegne, se preferite) al mondo, con poche lodevoli eccezioni quasi tutte “dal basso” che faticano a farsi notare, quando non a sopravvivere.

31 CONDIVISIONI
Immagine
Luca Spoldi nasce ad Alessandria nel 1967. Dopo la laurea in Bocconi è stato analista finanziario (è socio Aiaf dal 1998) e gestore di fondi comuni e gestioni patrimoniali a Milano e Napoli. Nel 2002 ha vinto il Premio Marrama per i risultati ottenuti dalla sua società, 6 In Rete Consulting. Autore di articoli e pubblicazioni economiche, è stato docente di Economia e Organizzazione al Politecnico di Napoli dal 2002 al 2009. Appassionato del web2.0 ha fondato e dirige il sito www.mondivirtuali.it.
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views