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Il debito pubblico aumenta ancora: a febbraio +21,5 miliardi

A febbraio il debito pubblico italiano è cresciuto di 21,5 miliardi di euro rispetto allo scorso gennaio, toccando così la cifra di 2.214,9 miliardi. A sostenerlo è l’ultimo bollettino statistico diramato dalla Banca D’Italia.
A cura di Charlotte Matteini
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Banca D'Italia caso banche

Secondo il Bollettino statistico diramati dalla Banca d’Italia, a febbraio il debito pubblico italiano è cresciuto di 21,5 miliardi di euro rispetto a gennaio, toccando così la cifra di 2.214,9 miliardi. L’aumento è dovuto principalmente ai 10,8 miliardi di fabbisogno mensile delle amministrazioni pubbliche, oltre agli 11,2 miliardi di maggiore disponibilità del Tesoro. Per complessivi 0,5 miliardi di euro, invece, a operare un leggero ribasso è stata l'emissione di titoli "sopra la pari" e la rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione.

Stando invece ai dati relativi agli enti territoriali, si evidenzia una crescita del debito pubblico pari a 21,2 miliardi di euro per l'Amministrazione centrale e di 0,2 miliardi per quelle locali, mentre la variazioni relativa agli enti previdenziali è pressoché nulla.

Per l'anno 2015, Bankitalia ha anche rivisto al rialzo le prospettiva di crescita del debito pubblico italiano dello 0,1%, che quindi passa dal 132,6% al 132,7%, a causa del conteggio degli 1,8 miliardi in dotazione al Fondo di Risoluzione Nazionale, dedicati soprattutto al salvataggio dei quattro istituti di credito che nel novembre dello scorso anno erano sull'orlo del fallimento: Banca delle Marche, Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Risparmio di Ferrara e Cassa di Risparmio di Chieti.

Per quanto riguarda le entrate tributarie, si evince un aumento del 3,4% su base annua, una crescita pari a 0,9 miliardi in numeri assoluti, per un totale di 27,5 miliardi di euro. Sommando i primi due mesi dell’anno, invece, l'aumento è pari al 6,6% e arriva a toccare i 61,8 miliardi di euro. Una parte dell'aumento delle entrate del primo bimestre, però, come segnala l'istituto bancario, riflette le "disomogeneità contabili che riguardano gli incassi dell'Iva e le ritenute Irpef".

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