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Il colosso dei viaggi Thomas Cook è fallito, bloccati 600mila turisti: “Ponte aereo per rimpatrio”

I vertici di Thomas Cook, la più grande agenzia di viaggi d’Europa, fondata 178 anni fa in Gran Bretagna, hanno annunciato la bancarotta. Il fallimento della società ha reso necessario l’annullamento con effetto immediato di tutte le prenotazioni, con disagi per circa 600mila turisti. La Civil Aviation Authority (Caa) ha attivato la procedura per rimpatriare 150mila cittadini bloccati all’estero, “la più grande mai fatta in tempo di pace”.
A cura di Ida Artiaco
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Thomas Cook in bancarotta (Getty).
Thomas Cook in bancarotta (Getty).

Il più grande colosso dei viaggi inglese, l'agenzia Thomas Cook, è fallita. L'annuncio è arrivato all'alba di oggi, lunedì 23 settembre, quando i vertici della compagnia, fondata ben 178 anni fa, hanno annunciato la bancarotta, non essendo riusciti a concludere un accordo di salvataggio che avrebbe potuto scongiurare il peggio, di cui il consiglio di amministrazione ha discusso durante lo scorso weekend. Il che ha avuto ripercussioni sia sui dipendenti, per un totale di circa 22mila posti di lavoro ora a rischio, sia per i turisti che anche in questi giorni si sono affidati all'agenzia dal momento che tutti i voli e le vacanze sono stati annullati con effetto immediato. È infatti scattata quella che i media britannici, ed in particolare il Financial Times, hanno definito come "la maggiore operazione di rimpatrio mai fatta in tempo di pace", ribattezzata "Projetc Matterhorn" e guidata dall'aviazione civile, per riportate in patria dall'estero circa 600mila vacanzieri che avevano effettuato prenotazioni tramite il tour operator.

Ponte aereo per rimpatriare 600mila turisti

L'annuncio della bancarotta ha infatti provocato l'interruzione di tutte le attività con effetto immediato e anche le prenotazioni sono state interamente cancellate. Per cui si è reso necessario un ponte aereo per rimpatriare i turisti bloccati, per un totale di circa 600mila persone, di cui 150mila con passaporto britannico. Per non parlare del milione di prenotazioni dei prossimi giorni. Il ministro dei Trasporti inglese, Grant Shapps, ha detto che sono pronti ben 45 aerei charter per sostituire la flotta Thomas Cook e la Caa prevede per stasera il rimpatrio di almeno 14mila persone. Dunque, tutti i clienti di Thomas Cook che dovevano rientrare a casa nelle prossime due settimane, fino al 6 ottobre, lo potranno fare grazie ai voli charter messi a disposizione dall’agenzia dell’aviazione civile del Paese oppure saranno riprenotati su altri voli. Da non sottovalutare anche i 22mila posti di lavoro che andranno in fumo. Si tratta perlopiù di impiegati negli uffici, nei 200 hotel e nelle 4 compagnie aeree di proprietà del gruppo. Per evitare il fallimento l'azienda avrebbe dovuto raccogliere ulteriori finanziamenti per un totale di 200 milioni di sterline, ma non è riuscita a trovare un accordo tra azionisti e investitori.

Perché è fallita Thomas Cook, il più grande tour operator del mondo

Thomas Cook fu fondata a Leicester nel 1841, diventando nel Dopoguerra una delle più importanti agenzie di viaggi de mondo. Al momento della dichiarazione di bancarotta contava una flotta di 97 aerei, 2926 punti vendita, più di 22mila dipendenti, di cui circa novemila solo in Gran Bretagna, e oltre 19,1 milioni clienti annuali, che la rendevano la seconda società più grande in Europa e nel Regno Unito, dietro TUI Travel e il più grande nei paesi scandinavi, in Francia, nei Paesi Bassi, in Germania, negli Stati Uniti e in Canada. Il principale azionista del gruppo, la cinese Fosun Tourism Group, già il mese scorso aveva iniettato 450 milioni di sterline nella società all'interno di un pacchetto di salvataggio di 900 milioni di sterline in cambio dell'acquisizione di una quota del 75% della divisione operativa di Thomas Cook e un 25% della sua compagnia aerea. Ma non è bastato. Il fallimento della società è stato attribuito ad una serie di fattori, dal boom delle agenzie online a quello delle compagnie aeree low cost, da Ryanair a EasyJet, fino ad alcuni avvenimenti storici che hanno complicato la situazione, come la Brexit e l'instabilità in Turchia che hanno portato molti consumatori a cancellare o posticipare le proprie prenotazioni.

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