Una conferenza stampa nel bel mezzo dell'ennesima giornata disastrosa per le Borse Europee (e non solo). Mario Draghi prova nuovamente a giocare d'anticipo ma questa volta il suo intervento non sortisce gli effetti sperati, con tutte le principali Borse europee che registrano perdite consistenti: Milano frana al -2,5%, Madrid lascia sul campo quasi cinque punti, Parigi 1,5 e Lodra lo 0,5%. Come dicevamo, dunque il Governatore della Banca Centrale Europea ha parlato con i giornalisti al termine di un consiglio direttivo che ha affrontato anche la questione del tasso di interesse interbancario, confermandone il valore attuale dello 0,75%. Invariati anche i tassi sulle "operazioni di rifinanziamento marginale" (1,50%) e sui depositi alla Banca centrale.
Ovviamente anche nel consiglio odierno sembra essersi ripetuto quello che ormai è un vero scontro tra visioni contrapposte, con l'ala "rigorista" che continua ad opporsi ad aiuti sostanziali ai Paesi in difficoltà, in nome di una presunta stabilità complessiva. E lo stesso Draghi però è sembrato chiaro su un punto, ribadendo che nel cammino della stabilità "la Bce non si può sostituire ai governi e i Paesi dell'area euro devono andare avanti con determinazione con le riforme strutturali e il consolidamento fiscale". Solo in caso di estrema necessità le istituzioni europee sono pronte a "liberare i fondi salva Stato Efsf ed Esm", ma certamente (e vale anche per l'Italia) solo a precise condizioni. Intanto però anche oggi si registra un aumento del differenziale fra i nostri titoli di Stato ed i Bund tedeschi, con lo spread dunque a quota 490 e la sensazione che presto il nostro Presidente del Consiglio potrebbe "chiedere l'aiuto" delle istituzioni europee. Un Monti che in tal senso si era espresso anche in mattinata, convinto, come vi raccontavamo, "che i paesi virtuosi, quelli che stanno mettendo in campo le riforme strutturali chieste dall'Unione, non possono essere lasciati alla mercè della speculazione, anche perché se gli stessi cittadini non riscontrano miglioramenti, potrebbero chiaramente dubitare della bontà delle politiche economiche messe in campo e dello stesso progetto europeo"