Il bilancio di 15 anni di euro: è calato solo il Pil degli italiani
A riaprire il dibattitto sulla questione Euro, a pochi mesi da elezioni europee che vedranno con ogni probabilità l'ingresso a Strasburgo di una notevole rappresentanza di euroscettici e di forze che spingono in maniera chiara per il sovvertimento dell'area Euro, è un lungo e articolato approfondimento dell'Economist. L'occasione è data dal "compimento dei 15 anni" da parte della moneta unica, con un'analisi che parte dalla constatazione che "dopo quattro anni di crisi i leader europei hanno la possibilità di costruire basi più solide per la zona monetaria", anche se il rischio è che le scelte dei prossimi mesi ottengano il risultato di "tenere in vita la moneta unica, ma non quello di farla funzionare al meglio".
C'è ovviamente la consapevolezza dei passi avanti fatti negli ultimi mesi, ma anche delle notevoli lacune che hanno accompagnato il percorso della moneta unica. Se infatti nei prossimi mesi "l'Irlanda diventerà la prima economia a lasciare il suo programma di bail-out e a sostenersi sul mercato", non possono essere taciuti i rischi ancora altissimi per Grecia e Portogallo (per non parlare dell'incognita Cipro). Battute d'arresto che però potrebbero essere gestibili se la ripresa investirà le economie spagnole e italiane (un ruolo determinante sarà giocato dalla banca centrale europea, soprattutto per quanto attiene alla debolezza delle banche e alla sostenibilità complessiva dei debiti sovrani), ma soprattutto se verranno prese decisioni "difficili e potenzialmente costose, che investono la riqualificazione del sistema finanziario" dell'intera area.
Un'analisi che poi si concentra su un grafico eloquente ed estremamente significativo (soprattutto per il nostro Paese), che mostra quanto sia cambiato il prodotto interno lordo per abitante nei 15 anni di presenza dell'Euro. Ebbene, l'Italia è l'unico paese in cui si è registrato addirittura un arretramento rispetto al 1999: