Se l’economia italiana da tempo non è più in Paradiso ed anzi naviga nelle ultime posizioni al mondo, c’è una categoria di italiani che tiene il passo, quella dei miliardari (in euro). Una elite di pochissimi nomi , 1.826 in tutto il mondo quelli censiti dalla rivista Forbes quest’anno, il cui patrimonio sembra immune a ogni crisi (in tutto i miliardari mondiali hanno accumulato oltre 7.800 miliardi di euro, contro poco più di 7.100 miliardi di euro, di un anno fa), che quest’anno nell’ex “bel paese” è guidata da una donna la vedova di Michele Ferrero (l’ex “papà” della Nutella, dei Kinder e di tanti altri dolci prodotti dal gruppo di Alba, scomparso di recente), Maria Franca Fissolo Ferrero, con 25,9 miliardi di euro. La “signora Nutella” supera Leonardo Del Vecchio, fondatore e proprietario di Luxottica, che di miliardi di euro ne ha accumulati “solo” 22,58, ma potrebbe rifarsi in futuro se è vero che Luxottica punta a raddoppiare il giro d’affari nei prossimi 10 anni.
Nel frattempo per non sbagliarsi Del Vecchio investe nel mattone: Foncier de Regions, società francese di cui lo stesso Del Vecchio è azionista di riferimento tramite la finanziaria di famiglia, Delfin, ha acquistato da Generali (che pure vede Del Vecchio tra i soci di peso col 2% del capitale, partecipazione che da sola vale oltre 566 milioni di euro) un 10% di Fonciere des Murs, trust immobiliare francese che possiede tra l’altro gli alberghi Mercure, Novotel e Ibis, 174 ristoranti, ma anche villaggi turistici, cliniche psichiatriche e chirurgiche e residenze per anziani. Alle spalle del duo Ferrero-Del Vecchio si piazza Stefano Pessina, con poco più di 14 miliardi di euro di patrimonio personale. Pessina, separato, due figli, con residenza a Montecarlo anche se conserva la cittadinanza italiana, non è un imprenditore ma un menager: è infatti il numero uno di Walgreen Boots Alliance, catena distributiva di medicinali e prodotti per la saluta statunitense nata a fine 2014 dalla fusione di Walgree e Boots Alliance che con oltre 370 mila dipendenti opera in 25 paesi al mondo con oltre 180 mila farmacie e più di 12.800 negozi.
Al quarto posto dei super ricchi italiani si trova un’altra donna, Massimiliana Landini Aleotti, che di miliardi di euro ne ha circa 11,3, anche lei legati al settore della farmaceutica: è infatti la vedova di Alberto Aleotti, morto lo scorso anno, ex fondatore del gruppo Menarini. L’eredità dovrà però essere divisa con i suoi tre figli. Sul patrimonio pende inoltre un processo per presunta evasione fiscale e riciclaggio che non si è ancora concluso. L’accusa è, in sostanza, di aver truffato il fisco italiano per quasi trent’anni, dal 1984 alla fine del 2010, avendo fatto figurare l’acquisto di principi attivi necessari alla fabbricazione dei medicinali, come se fosse stato effettuato non direttamente dalla Menarini, ma a prezzi maggiorati da circa 130 società estere (per lo più di diritto panamense), che secondo l’accusa erano state create ad hoc dagli stessi Aleotti al solo scopo di frodare il fisco (l’accusa parla di 575 milioni di euro di presunto profitto per gli Aleotti e di un danno per il Servizio sanitario nazionale non inferiore a 860 milioni di euro).
Alle spalle degli Aleotti, due “vecchi leoni” come Giorgio Armani (80 anni) e Silvio Berlusconi (78 anni) si godono rispettivamente la bellezza di 8,5 e di 8,2 miliardi di euro di patrimonio personale, col primo che sembra sul punto di lasciare ad Andrea Guerra (l’ex Ceo di Luxottica, uscito dal gruppo a fine 2014 e in queste settimane tra i consiglieri economici di Matteo Renzi) la guida operativa del proprio gruppo, mentre il secondo in questi giorni pare bloccato da una doppia empasse per quanto riguarda le sue avances per i libri di Rcs e le torri di Rai Way. Ancora più indietro Augusto e Giorgio Perfetti, i “re delle caramelle” italiane (sono loro marchi come i chewingum Brooklyn, Mentos, Airheads e Chupa-Chups) si godono circa 6,65 miliardi di euro dal loro “buen retiro” in Svizzera, avendo già da alcuni anni abbandonato ogni ruolo operativo nell’azienda fondata da loro padre Ambrogio e dallo zio Egidio subito dopo la guerra, nei sobborghi di Milano, e da lì cresciuta sino ad arrivare a dare lavoro a 19 mila dipendenti in 39 diversi paesi al mondo.
Paolo e Gianfelice Mario Rocca, proprietari del colosso dell’acciaio Techint, si dividono un patrimonio valutato ad oggi poco più di 5,3 miliardi di euro. Mentre Paolo è da anni residente a Buenos Aires, pur conservando al cittadinanza italiana, Gianfelice Mario risiede a Milano. Entrambi oltre che azionisti sono alti dirigenti del gruppo fondato dal padre (Gianfelice Mario in particolare guida Humanitas, mentre Paolo si è da anni uno dei più potenti broker energetici mondiali, abituato a mediare tra comunità d’affari e governi) che oggi impiega oltre 60 mila dipendenti e registra un fatturato annuo di più di 25 miliardi di dollari. Maurizio Bertelli e la moglie Miuccia Prada, si godono entrambi un patrimonio personale stimato attualmente in quasi 5 miliardi di euro il primo guidando il gruppo Prada (fondato dal nonno di Miuccia nel 1913) per quel che riguarda gli aspetti strategici, la seconda curando gli aspetti più direttamente legati al design.
Fuori dalla “top 10” italiana, spuntano altri nomi noti e meno noti (sono in tutto 39 i miliardari italiani): da Renzo Rosso (fondatore e proprietario di Diesel, 3,54 miliardi di euro di patrimonio), ai fratelli Carlo, Gilberto, Giuliana e Luciano Benetton da Giuseppe De Longhi (proprietario dell’omonimo gruppo produttrice dei macchine da caffè) a Rosa Anna Magno Garavoglia (che coi suoi due figli controlla il gruppo Cinzano), tutti sulla soglia dei 3,2 miliardi di euro di patrimonio personale, fino a Bernardo Caprotti, “mister Esselunga”, che in compagnia del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone e del banchiere “intorno a te” Ennio Doris, si avvicina ma non supera quota 2,5 miliari.
Ancora più in giù, tra i 2 miliardi e poco più di un miliardo a testa, quanto basta per piazzarsi tra il 557esimo e il 1712esimo posto nella classifica mondiale dei super ricchi, molti nomi della moda e qualche altro imprenditore come Sandro Veronesi (Golden Lady), Mario Moretti Polegato (Geox), Alberto e Marina Prada (Prada), Diego e Andrea Della Valle (Tod's), Domenico Dolce e Stefano Gabbana (Dolce e Gabbana), Alberto Bombassei (Brembo), Paolo e Nicola Bulgari (ex azionisti dell'omonima gioielleria romana), Pier Luigi Loro Piana (ex proprietario dell'omonimo marchio d'abbigliamento), Massimo e Gian Marco Moratti (Saras), Luigi Cremonini (fornitore di carne per Macdonald's e per gli Eurostar in mezza Europa), Remo Ruffini (Moncler), Brunello Cucinelli (il “re del cashmere” italiano) e Gustavo Denegri (ex imprenditore, poi top manager e investitore, attraverso Iniziative Piemonte, in gruppi come Piaggio e Sorin).
Una cosa balza all’occhio scorrendo la classifica: gli ultra ricchi italiani non hanno mai meno di mezzo secolo di vita alle spalle. L’Italia non è decisamente un terreno fertile per le startup e per i baby milionari di cui sono piene le cronache di mezzo mondo, dagli Stati Uniti alla Cina (il paese da cui sono maggiormente emersi nuovi miliardari in dollari nell'ultimo anno). L’ennesima conferma che all’interno del “vecchio continente” l’ex bel paese è uno di quelli dove le prospettive delle generazioni future appaiono tuttora destinate a rimanere tra le più incerte, a meno che non si faccia già parte di una dinastia familiare. Siamo insomma sempre più un paese per vedove e orfani, più che per giovani talenti.